lunedì 31 dicembre 2012

Il Volo a Vela in Namibia



La Namibia è considerata una delle località migliori al mondo dove praticare il volo a vela grazie alle sue condizioni atmosferiche quasi perfette.

Vicino a Mariental si trova il Bitterwasser Flying Centre and Lodge,


www.bitterwasser.com

che fornisce servizi di esperti per i neofiti.

Da Novembre a Febbraio potrete essere fortunati e trovare pernottamento sul posto.
La stagione migliore è nei mesi di Dicembre e Gennaio, ma diventa più lunga se le piogge ritardano.
Si effettuano triangoli da 1.000 km e si toccano anche altitudini di 2.000-4.500 m.



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domenica 30 dicembre 2012

Il Quad Biking in Namibia

Quadbiking: Quad Biking

Tra le attività offerte da molti Lodge e Guest House rientra il quad, per il quale non dovete neanche avere esperienza come motociclisti.
Gli itinerari più popolari sono quelli tra le dune vicino a Swakopmund.
Esistono due tipi di quad. 
Se vi sentite insicuri optate per i 160 cc semiautomatici.
Se invece volete correre come dei centauri e farvi un'idea della loro potenza, scegliete un 200 cc manuale.
Vi forniranno caschi, occhiali e guanti.
I giri sono di diverso genere, lenti e veloci, ideali per i neofiti come per chi cerca forti emozioni.
L'itinerario segue le creste delle dune tra salite e discese.
Il giro completo di 35 km viene ultimato in circa due ore.

Quadbiking: Quadbikes 



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sabato 29 dicembre 2012

Volare in Namibia

Foto di Namibia Tours & Safaris - Walvis Bay Cruise Ship Day Tour, Swakopmund
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La Namibia, con i suoi cieli limpidi e il sole caldo per tutto l'anno, è il paradiso della mongolfiera.
Il giro di un'ora sul deserto a Sossusvlei è tra i preferiti e molte riserve offrono safari in mongolfiera, colazione con champagne inclusa.
Purtroppo è anche un'esperienza "costosa", ma ne vale assolutamente la pena !
Per ogni dettaglio e informazione relativa alle escursioni in mongolfiera visitate il sito


www.namibsky.com

Foto di NamibGliding, Swakopmund
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Il Parapendio

I cieli della Namibia godono di condizioni di limpidezza e di correnti ascensionali tra le maggiori al mondo. 
La cintura di dune tra Swakopmund e Walvis Bay è il punto prediletto, in particolare di fronte alla lunga spiaggia di Long Beach (Langstrand).
I venti di sud-ovest danno la spinta ideale e una volta in aria potrete saziarvi con viste spettacolari sull'oceano e sulle dune.



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martedì 18 dicembre 2012

L' Afrikaans


L’afrikaans fu portato in Africa del Sud - insieme agli usi del XVII° secolo europeo -  dai coloni olandesi provenienti dalle province di Zuid, Zeeland e Utrecht.

Si tratta di una caratteristica lingua di stampo germanico, per alcuni aspetti simile all’olandese di quel periodo (il cosiddetto neerlandese). 

Con il passare del tempo questo idioma venne influenzato da quello di altri coloni- il francese degli esuli ugonotti, il portoghese dei marinai, il tedesco – dando vita ad un linguaggio semplice e diretto, successivamente inquadrato in precise regole grammaticali e adattato all’identità propria dei boeri.

L’afrikaans, così come altri aspetti della cultura dei coloni olandesi, venne fortemente valorizzato quando gli inglesi si appropriarono delle colonie meridionali dell’Africa del Sud e minacciarono l’autonomia della comunità boera, che si ribellò con violenza ad ogni ambizione esterna di contaminazione. 

Il governo inglese cercò di sostituire la propria lingua all’afrikaans anche nelle scuole, ma fallì miseramente; nel frattempo, in seno alla comunità boera, sorsero veri e propri movimenti linguistici, in particolare tra il 1870 e il 1900. 

Anche all’interno della chiesa l’afrikaans e il suo ceppo originario, il neerlandese, vissero un forte ritorno incoraggiato ulteriormente dagli esiti del conflitto Anglo-Boero del 1899-1902. 










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lunedì 17 dicembre 2012

Le esplorazioni e gli Europei


I primi europei che sbarcarono nell’attuale Namibia furono i portoghesi, alla ricerca di percorsi alternativi verso Oriente in seguito alla capitolazione di Bisanzio del 1453 in mani ottomane. 


La nave comandata da Diego Cão sbarcò nell’odierna Cape Cross nel 1496, e qui fu eretto il famoso padrão, una croce di pietra calcarea, per commemorare l’evento. 

Due anni dopo, nel corso di una spedizione di circumnavigazione del continente africano, Bartolomeo Diaz sbarcò nella baia di Angra Pequeña (che diventerà in seguito la baia di Lüderitz), esattamente il giorno di Natale del 1488. 

Anche a Diaz Point, situata a sud dell’attuale Lüderitz, fu eretta una croce che celebra lo sbarco dei portoghesi. 

Il sito fu comunque considerato assolutamente inabitabile e di nessun interesse per la realizzazione di insediamenti, pertanto Diaz non ritenne necessario realizzare alcuna base commerciale: addirittura, Diaz definì questa striscia costiera “sabbie infernali” e riprese la navigazione verso sud. 

Nel 1670 approdarono due navi della Compagnia Olandese delle Indie Orientali; sette anni dopo l’Olanda proclamò la propria sovranità su alcune aree costiere disabitate, un’occupazione solo formale perché l’aridità della regione occupata dal Kalahari e dal Namib Desert non offriva nessun interesse alle potenze europee; di conseguenza, il processo di colonizzazione della zona rimase al margine fino a Ottocento inoltrato.

I primi stranieri che si inoltrarono verso l’interno furono avventurieri, cacciatori e mercanti, raggiunti nel 1786 da alcuni preti cattolici. 

Il primo cacciatore olandese di elefanti che nel 1750 attraversò l’Orange River partendo dalla colonia del Capo fu Jacobus Coetsee; seguirono i fratelli van Reenen nel 1779 e il francese Le Vaillant nel 1792.

Il “merito” di aver edificato i primi complessi stabili va riconosciuto ai missionari: Rehoboth, Keetmanshoop e Bethanie. 

Seguirono la London Missionary Society, la Wesleyan Methodist Missionary Society e, infine, la Rhenish Missionary Society guidata da Hugo Hahn che nel 1842 si insediò nel territorio degli herero. 


I missionari furono trascinati nelle cruente guerre tribali e cercarono di rappacificare e cristianizzare la popolazione locale. 

I missionari finlandesi portarono la loro opera di evangelizzazione verso il nord e si stabilirono nel 1870 nell’Owamboland, riportando un certo successo. 

Esistono alcuni rapporti molto dettagliati e scritti autobiografici di mercanti, cacciatori (James Chapman), viaggiatori (Andersson e Galton: B.Lau, Charles John Andersson, Trade and Politics in Central Namibia, Archeia, Windhoek, 1986) e missionari (H.Vedder e Hugo Hahn) che ci danno una rappresentazione molto accurata degli scontri tribali nel territorio.

L’attenzione della Gran Bretagna era stata attirata già nel 1843 dai ricchi depositi di guano nelle dodici piccole Penguin Islands; nel 1867 le annettè ed in seguito, il 12 marzo 1878, l’impero britannico proclamò la sua sovranità sulle Penguin Islands e sulla baia di Walvis Bay, accettando di fatto una posizione rilevante nel tentativo di conservare l’unione e l’armonia nelle contese tra herero, orlaam e nama.


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venerdì 14 dicembre 2012

La ribellione delle tribù guerriere


Immagini di Namibia
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Imprevista, fulminea e spietata, il 12 gennaio 1904 si scatenò la feroce insurrezione degli herero sotto il comando del capo Samuel Maharero, che i tedeschi ritenevano un loro alleato (G.Pool, Samuel Herero, cit., pp 191 e segg.).


Prima di attaccare Maharero cercò di persuadere i capi nama e gli orlaam ad unirsi a lui per un’azione unitaria; “Tutta la nostra obbedienza, tutta la nostra pazienza con i tedeschi non servono a nulla. Uccidono ogni giorno un uomo senza ragione. Così faccio appello a te, mio fratello, di prendere parte alla rivolta, di far sì che tutta l’Africa insorga contro i tedeschi. Meglio è morire assieme piuttosto che perire per i maltrattamenti, la prigione e il resto”. (Lettera di Samuel Maharero, capo degli herero, a Hendrik Witbooi, capo dei nama, 11 febbraio 1904: vedi H.Drechsler, Let us Die Fighting: the Struggle of the Herero and Nama against German Imperialism, 1884-1915, London, Zed Press, 1980, p.143).

La lettera fu intercettata e consegnata a Leutwein e Witbooi non la ricevette mai; infatti Maharero si era affidato a Hermanus van Vyk, capo dei basters, per la consegna della missiva, ma van Vyk lo ingannò tradendolo.

Foto di Namibia
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Questa divisione tra i vari gruppi etnici impedì pertanto un’operazione unitaria, e addirittura Witbooi combattè al fianco dei tedeschi con una formazione militare di ben 10mila uomini.

E’ fondamentale sottolineare che lo Schützvertrag si fondava su un’incomprensione sostanziale: la terra non era patrimonio individuale ma proprietà dell’intera collettività tribale, pertanto non poteva essere venduta ai bianchi (H.Bley, South West Africa under German Rule, 1894-1914, cit., pp. 117 e segg.).

Gli smaniosi allevatori bianchi, forti del trattato del 1890, iniziarono a confiscare ed espropriare le mandrie e le terre degli herero a ritmo sostenuto, situazione assolutamente inaccettabile per gli herero; fu questo il fattore scatenante dell’entrata in guerra, anche perché le terre erano vitali per l’allevamento delle loro mandrie e l’espropriazione avrebbe distrutto la loro organizzazione tribale e portato ad un completo assoggettamento.

Foto di Namibia
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Gli herero si prepararono consapevolmente e lucidamente alla ribellione, attendendo il momento migliore per attaccare (J.M. Bridgman, The Revolt of the Herero, Berkeley, University of California Press, 1981; G.Pool, Samuel Maharero, cit.; H.Drechsler, Let us Die Fighting, cit.; J.-B.Gewald, Herero Heroes, cit.; B.Lugan, Cette Afrique qui était allemande, Paris, Jean Picollec, 1990, pp. 86-92).

Il forte e la cittadina di Okahandja furono assaliti da 6mila guerrieri herero avvantaggiandosi del forte impegno delle truppe tedesche nell’area dell’Orange River, e riuscirono a fronteggiare con successo il nemico per molti mesi.

Allo scopo di contenere la carneficina Maharero ordinò ai suoi guerrieri:“Nella mia qualità di capo supremo degli herero comando e decreto che nessun membro del mio popolo possa alzare la mano su inglesi, baster, berg, damara, nama e boeri. Lo stesso vale per donne e bambini, uomini senza armi e missionari tedeschi” (H.Drechsler, Let us Die Fighting. The Struggle of the Herero and Nama, cit., p.163).

Tuttavia, a Okahandja furono massacrati 123 coloni; la guerra continuò fino a quando Berlino non inviò aiuti, rinforzi militari di ben 7mila uomini.

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Della repressione fu incaricato, nel mese di giugno, il generale Lothar von Trotha, valido esperto militare esperto in ribellioni locali; infatti, nel 1896 aveva già soffocato la sommossa hehe nell’Africa orientale e nel 1900 aveva combattuto trionfalmente i boxer.

Il generale von Trotha comprese prontamente la pericolosità del nemico e si prefisse l’obiettivo di ripristinare l’autorevolezza tedesca con qualsiasi mezzo.

La battaglia decisiva si combattè a Waterberg; qui von Trotha nel 1904 accerchiò gli herero e respinse la loro resa ordinando lo sterminio (Vernichtungsbefehl). 

“La nazione herero deve lasciare il paese. Entro la frontiera tedesca ogni herero, armato o disarmato, con bestiame o senza bestiame, sarà fucilato. Non ammetto la presenza né di donne né di bambini; saranno rimandati presso la loro gente o altrimenti saranno passati per le armi”. (G.Pool, Die Herero-Opstand, 1904-1907, Kaapstad, 1979, pp.250-251; Swapo, To Be Born a Nation. The Liberation Struggle for Namibia, London, Zed Press, 1981, p.150).

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Tutti gli herero che non furono massacrati dai militari del generale von Trotha morirono di fame e di sete nell’Omaheke Desert; la popolazione fu sterminata per circa l’80% (di 80mila herero ne sopravvissero solo 15mila). 

I pochi sopravvissuti, comandati da Samuel Maharero, si inoltrarono sempre più a est fino alle coste del Nami Lake (nell’odierno Botswana) dove fu loro permesso di insediarsi; pochi anni dopo Maharero si spostò con il suo popolo a Groetfontein (ex Transvaal) dove patirono molto la mancanza di cibo e la malaria. Solo dopo la morte di Maharero nel 1923 i tedeschi permisero che i suoi resti venissero tumulati a Okahandja, nel cimitero dei capi herero; oggi il suo sepolcro è destinazione dell’importantissimo pellegrinaggio annuale del 26 agosto, in commemorazione della sua morte.

Subito dopo si sollevarono i nama.

Il fratello del più conosciuto Curt von François, Hugo, scrisse: “Non si deve sepellire l’ascia di guerra finché tutte le tribù non siano state disarmate. È necessario inoltre regolare i conti con Hendrik Witbooi che sembra essere stato l’istigatore della rivolta, la maschera di un’amicizia ipocrita”.

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Per riuscire a domare la resistenza nama il Reich dovette mandare nella regione ben 20mila uomini; Witbooi disponeva di soli 9mila guerrieri, di cui solo un terzo armato. 

Fu ancora il generale von Trotha ad assumere il comando delle truppe tedesche e, nel mese di luglio del 1905, inviò una lettera a Witbooi offrendogli la pace ma questi replicò:“La pace significa la mia morte e la morte della mia nazione; so che non c’è spazio per me fra di voi perché ho imparato a conoscervi sotto tutti gli aspetti” (G.Pool, Samuel Maharero, cit., p.202).

Witbooi, ormai quasi ottantenne, morì colpito mortalmente in battaglia nel 1905. 

Gli successe il figlio, Isaak, sprovvisto del carisma e dell’autorevolezza del valoroso padre, e in un solo anno i nama furono sterminati; più del 50% della loro etnia fu massacrata in battaglia, e di 20mila individui ne rimasero solo circa 9mila (vedi J.B.Gewald, Herero Heroes. A Socio-Political History of the Herero of Namibia, 1890-1923, cit.).

La disumana condotta del Reich e il genocidio dei popoli herero e nama ebbe effetti estremamente sfavorevoli sull’opinione mondiale che marchiò la colonizzazione germanica. 

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Tra gli esiti di questa feroce operazione vi è l’attuale superiorità numerica degli owambo nel paese, non implicati nello sterminio, laddove nel 1904 il popolo dominante era quello herero.

I tedeschi rimasero padroni della regione che guadagnò immenso valore strategico grazie al seguente ritrovamento di abbondanti e ricchi giacimenti di diamanti a Grasplatz, a est di Lüderitz, nel 1908, grazie all’operaio sudafricano nero Zacharias Lewala; le aree di sfruttamento furono immediatamente circoscritte dai numerosi cercatori che accorsero in massa, anche se la De Beers cercò di “correre ai ripari” affermando che si trattava di riserve di limitato valore.

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Nel 1910 le autorità tedesche avevano già chiuso l’intera l’area (circa 21mila chilometri quadrati fra Lüderitz e l’Orange River) proclamandola Sperrgebiet (zona proibita); i cercatori furono mandati via e i diritti esclusivi assegnati al Deutsche Diamanten Gesellschaft, Ddg (H.Bley, South West Africa under German Rule, 1894-1914, cit., p.28).

Tuttavia, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale impedì ai tedeschi di godere dei frutti della regione mineraria.

Una vicenda del tutto singolare fu quella dell’etnia dei baster di Rehoboth Gebeit che rappresenta una delle collettività più specifiche del paese. 

All’inizio del 1915 i baster rifiutarono di appoggiare i tedeschi, asserendo che il trattato di protezione del 1815 non sottintendeva l’obbligo di essere militarmente a disposizione in una contesa tra potenze europee. 
Le truppe coloniali tedesche cercarono di eliminare la ribellione, senza successo, e l’8 maggio 1915 l’esercito sudafricano arrivò nella regione. 
Questo convinse i baster che avrebbero potuto conservare la loro sovranità, conquistata con grande spargimento di sangue. 
Purtroppo, furono rapidamente delusi; si scontrarono apertamente con il Sudafrica a causa della dichiarazione unilaterale d’indipendenza proclamata dal capitano Nieklaas van Vyk nel 1924. 
Per l’ennesima volta la secessione venne soffocata e la regione di Rehoboth Gebeit posta sotto il controllo sudafricano.

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Negli anni del colonialismo tedesco dall’Europa giunsero molti immigranti, circa 13mila persone (più dell’80% della popolazione bianca che allora era quantificata in quasi 16mila persone); le terre migliori furono comprate dai bianchi, ma la situazione cambiò il 9 luglio 1915, una data storica, il giorno in cui le truppe tedesche furono sconfitte da quelle dell’Unione Sudafricana (più di 40mila volontari) comandate dal generale Jan Smut.

A partire dal 1920 molte fattorie tedesche furono acquistate dai coloni sudafricani e le rendite minerarie per le concessioni diamantifere tedesche cedute alla CDM sudafricana che le mantenne fin oltre l’indipendenza del paese.

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giovedì 13 dicembre 2012

Il periodo coloniale


Nonostante Angra Pequeña non avesse richiamato l’interesse dei portoghesi, attrasse invece quella dei commercianti tedeschi e in particolare quella di Adolf Lüderitz, un mercante di tabacco di Brema, che “comprò” il porto di Angra Pequeña e le terre confinanti da Joseph Fredericks, capo nama, per 600 sterline e 260 fucili. 

La reazione della Gran Bretagna fu negativa: gli inglesi si opposero rivendicando i diritti di proprietà poiché una società del Capo amministrava già le isole della costa. 
Esisteva la possibilità di annettere tutta la regione a nord dell’Orange River, ma il parlamento del Capo disapprovò l’operazione per gli elevati costi che avrebbe comportato. 

Inoltre, in Gran Bretagna il clima non era particolarmente bendisposto all’imperialismo, poiché al potere c’erano i liberali e chi desiderava una nuova conquista in Africa Australe non aveva comunque dimenticato le gravi sconfitte contro gli zulu e i boeri. 

Per quanto riguardava invece la Germania di Bismarck, da una parte era occupata a consolidare l’unità tedesca decretata nel 1871, dall’altra desiderava confermare un suo ruolo come ago della bilancia fra le potenze europee. Bismarck affermò:“La mia mappa dell’Africa è qui, in Europa”; “Noi altri, tedeschi, non abbiamo bisogno di colonie”.

In sintesi, il cancelliere del neonato stato tedesco era fortemente sfavorevole ad acquisizioni coloniali sia per ragioni di politica interna che esterna

Ciò nonostante fu trascinato suo malgrado dalla potente lobby capitalista e dalla brama di nuovi mercati che aveva colpito la nazione tedesca. 
Di conseguenza, quando Bismarck prese la decisione di impegnarsi nella conquista di terre “vuote” nel continente africano, uno dei suoi obiettivi fu proprio l’Africa del Sud-Ovest. Pressato dalle richieste di Adolf Lüderitz e per scongiurare un’ingerenza britannica (nella baia era già presente la cannoniera Boadicea), decise di annettere tutto il territorio compreso tra il Kunene e l’Orange River, circa 320 miglia quadrate. 


Il 24 aprile 1894 Bismarck inviò un telegramma al console tedesco al Capo che recitava:“Secondo le indicazioni di Herr Lüderitz le autorità coloniali (britanniche) dubitano che le acquisizioni al nord dell’Orange siano sotto la protezione tedesca. Vi prego di notificare ufficialmente che sia la sua persona sia i possedimenti in questione si trovano sotto la tutela del Reich” (D.Soggot, Namibia. The Violent Heritage, cit. p. 1).
Finalmente Lüderitz aveva ottenuto ciò che desiderava e per la prima volta la bandiera dell’impero tedesco sventolò ad Angra Pequeña; l’occupazione fu formalmente riconosciuta valida con l’invio di due navi da guerra, la fregata Nautilus e la cannoniera Wolf, con duecento uomini a bordo. 
Nel luglio 1890 il Portogallo e la Gran Bretagna si accordarono ufficialmente stabilendo in modo definitivo i diritti inglesi sulla baia di Walvis Bay e il suo entroterra e riconobbero la sovranità tedesca sulla regione dell’odierna Namibia (C.Bader, La Namibie, Paris, Khartala, 1997, pp. 97-100).


Inizialmente gli interessi tedeschi erano limitati; nel 1885 Heinrich Göring venne investito della carica di ufficiale del Reich e si insediò nel villaggio di Otjimbingwe, seguito tra il 1885 e il 1890 da soli altri tre funzionari. 
Nel 1890, comandata dal capitano Curt von François - nominato nel 1991 governatore della colonia – arrivò la Deutsche Schutztruppe, che pose il suo quartier generale nella località dell’odierna Windhoek e vi costruì una fortezza. Cominciava così l’era coloniale vera e propria e la regione fu denominata Africa Tedesca del Sud-Ovest, divenendo concretamente un protettorato tedesco (H.Bley, South West Africa under German Rule, 1894-1914, Hamburg, Lit Verlag, 1998).

Nonostante l’incisività e la concretezza della colonizzazione germanica, i tedeschi ebbero la “sventura” di imbattersi in un’estesa condizione di stato di guerra fra i diversi gruppi tribali. 
Per risolvere una tale confusione etnica la Germania scelse di conquistare in modo spietato e sanguinoso, sterminando le etnie locali guerriere, herero e nama, che da parte loro si sollevarono scatenando una resistenza potentissima. 

Si realizzò così uno dei primi stermini di massa africani
Il fatto eccezionale è che i capi di queste etnie erano uomini preparati ed istruiti e non dei rozzi primitivi, tanto che si abbigliavano seguendo la moda dell’epoca e, fatto più che singolare, scambiarono con il comandante tedesco un carteggio del quale è rimasta testimonianza.


Sia gli herero che i nama avevano una decisa tradizione guerriera; i loro capi, Hendrik Witbooi dei nama e Samuel Maharero degli herero erano destinati a divenire personaggi simbolici e fortemente rappresentativi della lotta contro il predominio europeo, anche se purtroppo i conflitti interni tribali impedirono un’azione compatta.

Dopo la firma di un Schützvertrag, un accordo di protezione con gli herero che garantiva l’aiuto dell’impero, i tedeschi si rivolsero a Witbooi che invece comprese i gravi rischi della tutela germanica e iniziò nel 1892, con successo, azioni di guerriglia; il loro rifugio si trovava nelle caverne montuose del Naukluft Desert.

Il capitano Curt von François non riuscirà mai a sconfiggere Witbooi; lo farà il suo successore, il maggiore Theodor Leutwein, alternando potenza militare e diplomazia con tale capacità da far venire a patti il capo nama il 15 settembre 1894. Leutwein era assolutamente conscio di non poter guerreggiare contro Witbooi in un’area montuosa del Naukluft Desert, quindi concluse con lui un tregua di due anni; il concetto di armistizio non era però naturale per Witbooi, che si convinse di avere firmato un trattato di pace di lunga durata (H.Bley, South West Africa under German Rule, 1894-1914, cit., pp. 32-41).



Witbooi resterà un leale alleato della Germania fino al 1904; di Witbooi, il maggiore Leutwein scrisse:“Un leader e capo nato, un uomo che sarebbe stato famoso in tutto il mondo, se non avesse avuto la sorte di nascere in una piccola tribù africana” (L.Helbig e W.Hillebrecht, The Witbooi, cit., pp.47). 
Quando Leutwein fu investito della carica di governatore avviò, nel 1899, una grandiosa politica di sviluppo commerciale, iniziando importanti opere quali la realizzazione del porto di Swakopmund, allo scopo di svincolarsi dalla tutela inglese del porto di Walvis Bay, di Lüderitz e della linea ferroviaria Windhoek-Keetmanshop.

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mercoledì 12 dicembre 2012

Mercanti & Missionari


 Il trattato di pace sottoscritto nel 1840 da Jonker Afrikaner e Oaseb, il capo dei nama, riportò la situazione alla calma. 

La regione meridionale della Namibia fu divisa tra i nama e alcuni sottogruppi di oorlam, che ottennero anche il diritto di sfruttamento delle terre tra i fiumi Swakop e Kuiseb, nel cuore del paese; di conseguenza, gli oorlam si trovarono stretti tra i nama a sud e gli herero a nord, nel Kaokoland.

Ma la sopravvivenza delle popolazioni indigene era sempre più minacciata a causa della siccità, provocata dalla distruzione dei pozzi, e dalla morte del bestiame decimato dalla guerra. 

L’insoddisfazione e il malcontento aumentarono in fretta e posero le basi di un’alleanza tra herero, rivali dei nama, mercanti e missionari contro Jonker Afrikaner.

Intanto, consapevoli delle ricchezze che si potevano trarre dal commercio di beni di grande valore come l’avorio e le penne di struzzo, cacciatori e mercanti cominciarono ad inoltrarsi nel cuore del paese.

Un personaggio importante dell’epoca fu Charles John Andersson, che, accompagnato da una scorta armata di cacciatori, esplorò le regioni a nord e ad est del paese e fondò una stazione commerciale a Otjimbingwe.

Nel 1863 Christian Afrikaner, primogenito ed erede dell’impero di Jonker, tentò un attacco contro Otjimbingwe e venne ucciso dagli uomini di Andersson.

Al seguito dei mercanti arrivarono anche i missionari. All’inizio del 1800 furono fondate le missioni di Bethanien, Windhoek, Rehoboth e Keetmanshoop.

I missionari tedeschi della Società Renana, guidati da Hugo Hahn, arrivarono nel 1842 e si stabilirono nella regione centrale dell’area sud-occidentale, nel cuore del territorio herero. 
La missione costituiva la prima rilevante presenza tedesca nel paese, ma i religiosi non ottennero un grande successo con i fieri e indipendenti indigeni; non riuscirono a insegnare un nuovo stile di vita né ispirarono conversioni, tuttavia riuscirono a farsi coinvolgere nelle contese politiche e militari, giocando un ruolo attivo tra le popolazioni in conflitto per il controllo del territorio.

I missionari luterani finlandesi, che si stabilirono a nord della Namibia verso la fine del 1800, nelle terre dei più arrendevoli owambo, ottennero risultati più apprezzabili.

La relativa tranquillità del periodo tra il 1870 e il 1880, resa possibile anche da un trattato di pace sottoscritto dal capo herero Kamherero e Jan Jonker Afrikaner, successore di Christian, permise comunque ai missionari di accrescere la propria influenza.

Verso la metà del XIX° secolo si verificò un massiccio flusso migratorio verso nord: gli owambo si mossero alla ricerca di nuovi pascoli, gli herero a causa delle difficili condizioni climatiche, mentre i nama si spostarono per sfuggire agli europei. Teatro dell’inevitabile scontro fu il territorio dei damara, una popolazione poco organizzata che venne facilmente sottomessa.

Interrotta da brevi periodi di tregua, la guerra tra i nama e gli herero continuò fino al 1890.
Provate dal lungo periodo di conflitti, le popolazioni della Namibia dovevano prepararsi allo scontro con un nemico ben più pericoloso: i bianchi, soprattutto tedeschi e sudafricani.
Questo nuovo e temibile avversario costrinse le popolazioni indigene all’unità. 
I loro capi si resero conto che l’unica speranza di resistere era rimanere insieme.
Così, Hendrik Samuel Witbooi, il capo dei nama, guidò i suoi uomini contro i tedeschi. Intelligente, forte di una grande esperienza militare e munito di fucili moderni, combattè i tedeschi per anni, fino a quando, nel 1890, li costrinse a firmare un trattato di pace.
Purtroppo, la pace fu solo temporanea.

Anche il capo herero, Samuel Maherero, che oggi è considerato un eroe nazionale, dovette affrontare gli europei. 
Egli si rivolse al governatore della colonia inglese in Sudafrica, Sir Henry Barkly, chiedendogli di far diventare il territorio compreso tra l’Orange e il Kunene una colonia della Corona. Londra rispose con un secco rifiuto. 
Ormai, la Namibia era nelle mani degli europei, spinti esclusivamente dal desiderio di sfruttare le risorse di un paese la cui annessione, invece, in quel momento non sembrava vantaggiosa per nessuno.


Fu in questo periodo che iniziò la deportazione delle mandrie: molte tribù la cui sussistenza era legata all’allevamento si trovò nelle condizioni di morire di fame. 
Per sopravvivere furono costrette a privarsi della loro unica ricchezza: la terra.



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martedì 11 dicembre 2012

Le invasioni Oorlam


Nel 1793, con la guerra ormai alle porte in Europa, il governo olandese avanzò pretese su Walvis Bay, il solo porto interessante lungo la costa, Angra Pequeña e sull’isola di Halifax. 

Due anni più tardi gli inglesi annessero la colonia del Capo e gli olandesi ne approfittarono per issare la loro bandiera sulle coste namibiane, ma fu solo nel 1878 che riuscirono a impossessarsi di Walvis Bay e dei suoi dintorni.

Anche se la scoperta dell’Orange River aveva aperto la via a mercanti, missionari e cacciatori, all’epoca i territori interni della Namibia erano una regione sconosciuta.

Alla fine del Settecento la Namibia meridionale dovette affrontare un periodo di conflitti, causato dall’arrivo degli oorlam, tribù erranti di khoisan che fuggivano dalla persecuzione degli olandesi nella regione del Capo. 

Molti di loro erano dediti al commercio, alla caccia e al furto, e pur avendo le stesse origini dei pastori nama già insediati nel sud della Namibia, infatti le loro lingue erano molto simili, possedevano armi da fuoco, cavalli e conoscenze tecniche più avanzate. 

Organizzati in reparti, con una struttura militare sul modello dei pionieri boeri, gli oorlam riuscirono a sottomettere in breve tempo gli indigeni namibiani, che combattevano ancora con archi e frecce.

Sotto il comando di Jonker Afrikaner, i sudafricani sottomisero i nama e i damara nel sud del paese e le tribù herero nelle regioni orientale e centro-settentrionale. Le popolazioni indigene opposero una forte resistenza, e nel corso dei successivi settant’anni la regione fu teatro di frequenti scontri, soprattutto a causa delle incursioni continue da parte di gruppetti di oorlam che saccheggiavano i villaggi e rubavano il bestiame alle popolazioni locali.



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