Anche
se l’afrikaans era stato l’idioma nazionale per circa sessant’anni, nella carta
costituzionale venne accantonato a favore dell’inglese. Le lingue riconosciute
furono venti. Il tedesco non fu scelto perché, come da prassi diffusa nei paesi
africani che avevano raggiunto l’indipendenza da poco tempo, si decise
intenzionalmente di mettere in disparte la lingua dell’ex-dominatore coloniale.
Secondo i più recenti dati a disposizione, pur essendo l’idioma ufficiale solo
il 3% della popolazione namibiana parla inglese in casa propria; la percentuale
di coloro che utilizzano il tedesco come prima lingua è analoga.
Il principale gruppo linguistico del paese è
in realtà l’ovambo, che comprende due differenti versioni scritte; l’ovambo è
parlato normalmente da quasi 700mila abitanti, pertanto molti ritengono
discriminatorio l’avere limitato all’inglese la lingua nazionale a discapito
degli altri gruppi linguistici. E’ però necessario sottolineare che la
padronanza dell’inglese da parte di tutti permetterebbe una maggiore mobilità
sociale ed economica; infatti, solo l’utilizzo di questa lingua ha permesso
alla Namibia di inserirsi in programmi economici a livello internazionale e ad
agevolare i rapporti con gli altri paesi.
L’afrikaans,
nonostante sia la lingua madre di vari e potenti gruppi culturali, è
considerato da molti la lingua dell’apartheid, ma sicuramente non scomparirà.
L’esistenza
nel futuro delle altre lingue è legata alla vitalità culturale dei gruppi
etnici ai quali appartengono; per esempio, i dialetti ovambo sono fortemente
radicati in culture solide e difficilmente spariranno, a differenza delle
lingue di etnie minori come i san e i nama.
In linea di massima, comunque, i namibiani sono
poliglotti; i residenti padroneggiano normalmente tre o quattro lingue diverse,
condizione fondamentale per evitare l’isolamento sociale.
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