( o “ambo“ ) indica
diverse popolazioni indigene tra il sud dell’Angola e il nord della Namibia che
hanno in comune origini e cultura.
Riuniti in una sorta di confederazione, sono
sempre stati in grado di difendersi dagli altri popoli indigeni, dai mercanti
di schiavi e dagli invasori tedeschi che arrivarono alla fine del XIX° secolo.
La loro cultura, per alcuni aspetti bellicosa, li ha portati a lottare
strenuamente per l’indipendenza.
Oggi gli owambo rappresentano il più vasto
gruppo etnico della Namibia (circa la metà della popolazione totale), pertanto
non sorprende che la SWAPO (South West
Africa People’s Organization), il partito di governo, sia formato in gran
parte da membri di questa etnia.
Insediati nel nord
del paese, sono suddivisi in dodici gruppi diversi: quattro dei clan più
numerosi occupano il sud della provincia del Kunene in Angola, mentre gli altri
otto sono stanziati nel nord della Namibia.
Il gruppo più numeroso è quello dei
kwanyama, divisi in due dal confine
internazionale, che costituisce il 36% della popolazione owambo della Namibia,
e occupano le cariche di governo più importanti.
Gli altri clan sono gli ndongo (29%), i kwambi (12%), gli ngandjera
(8%) e gli mbalantu (7%); ciascun
gruppo parla un proprio dialetto, ma questo non crea difficoltà di natura
linguistica.
Oggi molti owambo vivono ancora seguendo le
regole dell’economia tradizionale, basata su una combinazione di allevamento e
agricoltura, integrata dalla pesca e dalla raccolta di piccoli frutti, un modo
di vivere che è stato difeso con forza fin dall’epoca della dominazione
coloniale tedesca, sebbene tanti giovani uomini abbiano scelto di entrare nel
mercato del lavoro impiegandosi in miniera, nell’industria o nelle aziende
agricole, trasferendosi a Windhoek, a sud o nelle città a nord del paese.
In
particolare, l’abolizione delle leggi del precariato che limitavano la libertà
di trasferimento ha comportato un forte aumento della migrazione nelle città
anche per i commercianti e i professionisti.
Inoltre, l’introduzione di un
sistema monetario di tipo occidentale ha provocato cambiamenti radicali
nell’economia delle origini, con l’apertura di centinaia di piccoli negozi in
tutto il paese.
Il sistema sociale tradizionale è caratterizzato
dalla predominanza delle linee ereditarie matriarcali per ciò che riguarda
l’eredità, la successione e la residenza dopo il matrimonio, anche se
recentemente si è assistito ad un deciso cambiamento verso un’organizzazione
sociale di tipo patriarcale.
La causa va ricercata in alcuni fattori esterni,
quali la migrazione per lavoro, la religione cristiana e l’indipendenza
economica.
La tradizione prevedeva che in ogni clan il
potere fosse esercitato da un re o da un capo, designato per diritto
ereditario, assistito da un consiglio di capitribù; oggi, ad esclusione di tre
clan tra i più importanti che ancora seguono le regole originarie, le comunità
sono dirette da un gruppo di capitribù anziani uniti in consiglio.
La materia
principale da regolamentare è da sempre la proprietà della terra:
il concetto di proprietà privata della terra è estraneo alla cultura degli
owambo, e il capo o i membri del consiglio concedono solo il diritto di
utilizzo a vita, che alla morte del designato torna all’autorità perché possa
essere assegnato ad altri.
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