Nonostante Angra Pequeña non avesse richiamato
l’interesse dei portoghesi, attrasse invece quella dei commercianti tedeschi e
in particolare quella di Adolf Lüderitz, un mercante di tabacco di Brema, che
“comprò” il porto di Angra Pequeña e le terre confinanti da Joseph Fredericks,
capo nama, per 600 sterline e 260 fucili.
La reazione della Gran Bretagna fu
negativa: gli inglesi si opposero rivendicando i diritti di proprietà poiché
una società del Capo amministrava già le isole della costa.
Esisteva la
possibilità di annettere tutta la regione a nord dell’Orange River, ma il
parlamento del Capo disapprovò l’operazione per gli elevati costi che avrebbe
comportato.
Inoltre, in Gran Bretagna il clima non era particolarmente
bendisposto all’imperialismo, poiché al potere c’erano i liberali e chi
desiderava una nuova conquista in Africa Australe non aveva comunque
dimenticato le gravi sconfitte contro gli zulu e i boeri.
Per quanto riguardava
invece la Germania di Bismarck, da una parte era occupata a consolidare l’unità
tedesca decretata nel 1871, dall’altra desiderava confermare un suo ruolo come
ago della bilancia fra le potenze europee. Bismarck affermò:“La mia mappa dell’Africa è qui, in Europa”;
“Noi altri, tedeschi, non abbiamo bisogno di colonie”.
In sintesi, il
cancelliere del neonato stato tedesco era fortemente sfavorevole ad
acquisizioni coloniali sia per ragioni di politica interna che esterna.
Ciò
nonostante fu trascinato suo malgrado dalla potente lobby capitalista e dalla
brama di nuovi mercati che aveva colpito la nazione tedesca.
Di conseguenza,
quando Bismarck prese la decisione di impegnarsi nella conquista di terre
“vuote” nel continente africano, uno dei suoi obiettivi fu proprio l’Africa del
Sud-Ovest. Pressato dalle richieste di Adolf Lüderitz e per scongiurare
un’ingerenza britannica (nella baia era già presente la cannoniera Boadicea), decise di annettere tutto il
territorio compreso tra il Kunene e l’Orange River, circa 320 miglia quadrate.
Il 24 aprile 1894 Bismarck inviò un telegramma al console tedesco al Capo che
recitava:“Secondo le indicazioni di Herr Lüderitz le autorità coloniali
(britanniche) dubitano che le acquisizioni al nord dell’Orange siano sotto la
protezione tedesca. Vi prego di notificare ufficialmente che sia la sua persona
sia i possedimenti in questione si trovano sotto la tutela del Reich” (D.Soggot, Namibia. The Violent Heritage, cit. p.
1).
Finalmente Lüderitz aveva ottenuto ciò che
desiderava e per la prima volta la bandiera dell’impero tedesco sventolò ad
Angra Pequeña; l’occupazione fu formalmente riconosciuta valida con l’invio di
due navi da guerra, la fregata Nautilus
e la cannoniera Wolf, con duecento
uomini a bordo.
Nel luglio 1890 il Portogallo e la Gran Bretagna si accordarono
ufficialmente stabilendo in modo definitivo i diritti inglesi sulla baia di
Walvis Bay e il suo entroterra e riconobbero la sovranità tedesca sulla regione
dell’odierna Namibia (C.Bader, La Namibie,
Paris, Khartala, 1997, pp. 97-100).
Inizialmente gli interessi tedeschi erano
limitati; nel 1885 Heinrich Göring venne investito della carica di ufficiale
del Reich e si insediò nel villaggio di Otjimbingwe, seguito tra il 1885 e il
1890 da soli altri tre funzionari.
Nel 1890, comandata dal capitano Curt von
François - nominato nel 1991 governatore della colonia – arrivò la Deutsche Schutztruppe, che pose il suo
quartier generale nella località dell’odierna Windhoek e vi costruì una
fortezza. Cominciava così l’era coloniale vera e propria e la regione fu
denominata Africa Tedesca del Sud-Ovest, divenendo concretamente un
protettorato tedesco (H.Bley, South West Africa under German Rule, 1894-1914,
Hamburg, Lit Verlag, 1998).
Nonostante l’incisività e la concretezza della
colonizzazione germanica, i tedeschi ebbero la “sventura” di imbattersi in
un’estesa condizione di stato di guerra fra i diversi gruppi tribali.
Per
risolvere una tale confusione etnica la Germania scelse di conquistare in modo
spietato e sanguinoso, sterminando le etnie locali guerriere, herero e nama, che
da parte loro si sollevarono scatenando una resistenza potentissima.
Si
realizzò così uno dei primi stermini di massa africani.
Il fatto
eccezionale è che i capi di queste etnie erano uomini preparati ed istruiti e
non dei rozzi primitivi, tanto che si abbigliavano seguendo la moda dell’epoca
e, fatto più che singolare, scambiarono con il comandante tedesco un carteggio
del quale è rimasta testimonianza.
Sia gli herero che i nama avevano una decisa tradizione
guerriera; i loro capi, Hendrik Witbooi dei nama e Samuel Maharero degli herero
erano destinati a divenire personaggi simbolici e fortemente rappresentativi
della lotta contro il predominio europeo, anche se purtroppo i conflitti
interni tribali impedirono un’azione compatta.
Dopo la firma di un Schützvertrag, un accordo di protezione con gli herero che
garantiva l’aiuto dell’impero, i tedeschi si rivolsero a Witbooi che invece
comprese i gravi rischi della tutela germanica e iniziò nel 1892, con successo,
azioni di guerriglia; il loro rifugio si trovava nelle caverne montuose del
Naukluft Desert.
Il capitano Curt von François non riuscirà mai a
sconfiggere Witbooi; lo farà il suo successore, il maggiore Theodor Leutwein,
alternando potenza militare e diplomazia con tale capacità da far venire a
patti il capo nama il 15 settembre 1894. Leutwein era assolutamente conscio di
non poter guerreggiare contro Witbooi in un’area montuosa del Naukluft Desert,
quindi concluse con lui un tregua di due anni; il concetto di armistizio non
era però naturale per Witbooi, che si convinse di avere firmato un trattato di
pace di lunga durata (H.Bley, South West
Africa under German Rule, 1894-1914, cit., pp. 32-41).
Witbooi resterà un leale alleato della Germania
fino al 1904; di Witbooi, il maggiore Leutwein scrisse:“Un leader e capo nato,
un uomo che sarebbe stato famoso in tutto il mondo, se non avesse avuto la
sorte di nascere in una piccola tribù africana” (L.Helbig e W.Hillebrecht, The Witbooi, cit., pp.47).
Quando
Leutwein fu investito della carica di governatore avviò, nel 1899, una
grandiosa politica di sviluppo commerciale, iniziando importanti opere quali la
realizzazione del porto di Swakopmund, allo scopo di svincolarsi dalla tutela
inglese del porto di Walvis Bay, di Lüderitz e della linea ferroviaria Windhoek-Keetmanshop.
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