Il trattato di pace
sottoscritto nel 1840 da Jonker Afrikaner e Oaseb, il capo dei nama, riportò la
situazione alla calma.
La regione meridionale della Namibia fu divisa tra i
nama e alcuni sottogruppi di oorlam, che ottennero anche il diritto di
sfruttamento delle terre tra i fiumi Swakop e Kuiseb, nel cuore del paese; di
conseguenza, gli oorlam si trovarono stretti tra i nama a sud e gli herero a
nord, nel Kaokoland.
Ma la sopravvivenza
delle popolazioni indigene era sempre più minacciata a causa della siccità,
provocata dalla distruzione dei pozzi, e dalla morte del bestiame decimato
dalla guerra.
L’insoddisfazione e il malcontento aumentarono in fretta e posero
le basi di un’alleanza tra herero, rivali dei nama, mercanti e missionari
contro Jonker Afrikaner.
Intanto, consapevoli
delle ricchezze che si potevano trarre dal commercio di beni di grande valore
come l’avorio e le penne di struzzo, cacciatori e mercanti cominciarono ad
inoltrarsi nel cuore del paese.
Un personaggio importante
dell’epoca fu Charles John Andersson, che, accompagnato da una scorta armata di
cacciatori, esplorò le regioni a nord e ad est del paese e fondò una stazione
commerciale a Otjimbingwe.
Nel 1863 Christian
Afrikaner, primogenito ed erede dell’impero di Jonker, tentò un attacco contro
Otjimbingwe e venne ucciso dagli uomini di Andersson.
Al
seguito dei mercanti arrivarono anche i missionari. All’inizio del 1800 furono
fondate le missioni di Bethanien, Windhoek, Rehoboth e Keetmanshoop.
I missionari tedeschi
della Società Renana, guidati da Hugo Hahn, arrivarono nel 1842 e si
stabilirono nella regione centrale dell’area sud-occidentale, nel cuore del
territorio herero.
La missione costituiva la prima rilevante presenza tedesca
nel paese, ma i religiosi non ottennero un grande successo con i fieri e
indipendenti indigeni; non riuscirono a insegnare un nuovo stile di vita né
ispirarono conversioni, tuttavia riuscirono a farsi coinvolgere nelle contese
politiche e militari, giocando un ruolo attivo tra le popolazioni in conflitto
per il controllo del territorio.
I missionari luterani
finlandesi, che si stabilirono a nord della Namibia verso la fine del 1800,
nelle terre dei più arrendevoli owambo, ottennero risultati più apprezzabili.
La
relativa tranquillità del periodo tra il 1870 e il 1880, resa possibile anche
da un trattato di pace sottoscritto dal capo herero Kamherero e Jan Jonker
Afrikaner, successore di Christian, permise comunque ai missionari di
accrescere la propria influenza.
Verso la
metà del XIX° secolo si verificò un massiccio flusso migratorio verso nord: gli
owambo si mossero alla ricerca di nuovi pascoli, gli herero a causa delle
difficili condizioni climatiche, mentre i nama si spostarono per sfuggire agli
europei. Teatro dell’inevitabile scontro fu il territorio dei damara, una
popolazione poco organizzata che venne facilmente sottomessa.
Interrotta
da brevi periodi di tregua, la guerra tra i nama e gli herero continuò fino al
1890.
Provate
dal lungo periodo di conflitti, le popolazioni della Namibia dovevano
prepararsi allo scontro con un nemico ben più pericoloso: i bianchi,
soprattutto tedeschi e sudafricani.
Questo
nuovo e temibile avversario costrinse le popolazioni indigene all’unità.
I loro
capi si resero conto che l’unica speranza di resistere era rimanere insieme.
Così, Hendrik Samuel Witbooi, il capo dei nama, guidò i suoi uomini contro i
tedeschi. Intelligente, forte di una grande esperienza militare e munito di
fucili moderni, combattè i tedeschi per anni, fino a quando, nel 1890, li
costrinse a firmare un trattato di pace.
Purtroppo,
la pace fu solo temporanea.
Anche il
capo herero, Samuel Maherero, che oggi è considerato un eroe nazionale, dovette
affrontare gli europei.
Egli si rivolse al governatore della colonia inglese in
Sudafrica, Sir Henry Barkly, chiedendogli di far diventare il territorio
compreso tra l’Orange e il Kunene una colonia della Corona. Londra rispose con
un secco rifiuto.
Ormai, la Namibia era nelle mani degli europei, spinti
esclusivamente dal desiderio di sfruttare le risorse di un paese la cui
annessione, invece, in quel momento non sembrava vantaggiosa per nessuno.
Per sopravvivere furono costrette a privarsi della loro unica ricchezza:
la terra.
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