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E’ quasi certo che i più antichi abitanti della Namibia
furono i san¹, popolazione nomade di espertissimi cacciatori che per adeguarsi
alle difficili condizioni ambientali erano organizzati in grandi gruppi
familiari; muovendosi senza sosta, furono soggetti alla pressione migratoria
dei khoi, spinti nelle regioni desolate del nord dall’arrivo degli olandesi
nella colonia del Capo.
I khoi², più allevatori che cacciatori, controllarono
il paese fino al 1500 d.C.
La migrazione successiva, quella dei damara³, (gruppo
imparentato con i bantu) giunse invece dal continente centro-meridionale e
rappresentò l’apparizione delle prime forme tribali nella società africana.
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Nel XVI secolo arrivarono nel paese, si presume dal nord-est
(dal Lago Tanganyka), gli herero, allevatori nomadi bantu; il loro nome
significa “gente che decide”.
Inizialmente popolarono l’area settentrionale, l’attuale Kaokoland, e la regione occidentale causando numerosi scontri con le altre etnie locali per impossessarsi delle pozze d’acqua e dei pascoli migliori.
Infine, gli herero che si stabilirono nella regione centrale si scontrarono e allontanarono i non combattivi damara.
Inizialmente popolarono l’area settentrionale, l’attuale Kaokoland, e la regione occidentale causando numerosi scontri con le altre etnie locali per impossessarsi delle pozze d’acqua e dei pascoli migliori.
Infine, gli herero che si stabilirono nella regione centrale si scontrarono e allontanarono i non combattivi damara.
Gli herero erano un’etnia nomade guerriera per i quali il
bestiame era sacro al punto da rappresentare un vero e proprio tabù
alimentare; ancora oggi, le bestie vengono mangiate solo in casi assolutamente
straordinari e legati a motivazioni di natura religiosa e cerimoniale.
Questo perché le mandrie erano il simbolo del valore di un uomo e del suo gruppo e costituivano l’unica reale opportunità per diventare un capo onorato.
Questo perché le mandrie erano il simbolo del valore di un uomo e del suo gruppo e costituivano l’unica reale opportunità per diventare un capo onorato.
Il missionario tedesco Hugo Hahn, presente tra gli herero
nella seconda metà dell’Ottocento scrisse: “Il bestiame è il loro idolo” (H.C.
Hugo, Tagebücher, 1837-1860. Ain
Missionär in Nama und Damaraland, Windhoek, 1984, I, p.111).
Alla fine del XVII secolo tutta la regione meridionale fu
stravolta da un nuovo gruppo etnico arrivato dalla colonia britannica del Capo;
erano gli orlaam afrikaners, popolazione meticcia legata al gruppo khoi,
caratterizzata da una forte percentuale di sangue europeo.
Infatti, gli orlaam afrikaners discendevano dai coloni boeri di Cape Town, e ne avevano assimilato cultura, lingua, religione e struttura sociale e militare.
Alcuni di loro, tra i quali Jager Afrikaner, erano diventati ricchi e si spostarono a nord, in direzione della futura Africa del Sud-Ovest alla ricerca di nuovi territori nei quali stabilirsi; decisero di stanziarsi fra i nama, che discendevano dagli originari gruppi khoi e non erano mai stati soggetti ad alcuna influenza bianca.
I nama, allevatori e fruitori di tecniche ancora primitive, risiedevano in villaggi di 800-1.500 membri, mentre gli orlaam godevano di un patrimonio di conoscenze superiore e possedevano fucili e cavalli; l’etnia dei nama, più arrendevole, fu costretta a concludere un’alleanza con i potenti orlaam.
Infatti, gli orlaam afrikaners discendevano dai coloni boeri di Cape Town, e ne avevano assimilato cultura, lingua, religione e struttura sociale e militare.
Alcuni di loro, tra i quali Jager Afrikaner, erano diventati ricchi e si spostarono a nord, in direzione della futura Africa del Sud-Ovest alla ricerca di nuovi territori nei quali stabilirsi; decisero di stanziarsi fra i nama, che discendevano dagli originari gruppi khoi e non erano mai stati soggetti ad alcuna influenza bianca.
I nama, allevatori e fruitori di tecniche ancora primitive, risiedevano in villaggi di 800-1.500 membri, mentre gli orlaam godevano di un patrimonio di conoscenze superiore e possedevano fucili e cavalli; l’etnia dei nama, più arrendevole, fu costretta a concludere un’alleanza con i potenti orlaam.
Nel 1829 i bellicosi e aggressivi herero furono colpiti da
una tremenda siccità che li obbligò a spostarsi più a sud alla ricerca di acqua
e pascoli; si scontrarono inizialmente con i san, poi con i damara e, infine,
con i nama che erano però legati agli orlaam.
Guidati dal valoroso capo Jonker Afrikaner, figlio di Jager, gli orlaam respinsero gli herero nel 1835 e si impossessarono anche di gran parte della regione centrale nama.
Qui, Jonker Afrikaner fondò la sua capitale, nello stesso luogo dell’odierna capitale Windhoek.
Inizialmente il sito fu battezzato Winterhoek, “angolo d’inverno”, il nome della tenuta di Cape Town nella quale Jonker era nato; il nome attuale è una storpiatura consolidatasi durante l’occupazione tedesca e significa “angolo ventoso” (infatti la sua posizione, in pianura ma incuneata tra montagne elevate, la rende molto esposta a venti particolarmente violenti).
Guidati dal valoroso capo Jonker Afrikaner, figlio di Jager, gli orlaam respinsero gli herero nel 1835 e si impossessarono anche di gran parte della regione centrale nama.
Qui, Jonker Afrikaner fondò la sua capitale, nello stesso luogo dell’odierna capitale Windhoek.
Inizialmente il sito fu battezzato Winterhoek, “angolo d’inverno”, il nome della tenuta di Cape Town nella quale Jonker era nato; il nome attuale è una storpiatura consolidatasi durante l’occupazione tedesca e significa “angolo ventoso” (infatti la sua posizione, in pianura ma incuneata tra montagne elevate, la rende molto esposta a venti particolarmente violenti).
Putroppo i conflitti non ebbero fine e nel 1850, a Okahandja, Jonker aggredì gli herero e li trucidò.
Nel 1855 fu stretta una pace tra i pastori nomadi (herero) e gli allevatori (orlaam e nama), ma quando Jonker morì a causa di un’infezione contratta durante un’incursione, il 18 agosto 1861, la tregua terminò e ricominciarono i conflitti interni ai tre gruppi.
Prima di morire, Jonker era riuscito a dominare e a sottoporre a tasse il traffico di bestiame tra la terra degli herero e i mercati del Capo; inoltre, nel 1843 aveva fatto costruire una strada che collegava Windhoek a Walvis Bay, opera notevole per l’epoca, al fine di tenere sotto controllo gli spostamenti delle merci tra la costa e gli altopiani (B.Lau, Namibia in Jonker Time, Windhoek, 1987).
Alla fine del XVI secolo un altro gruppo bantu, gli owambo,
che provenivano dall’area centro-meridionale del continente, si stabilirono nel
nord del paese; erano agricoltori e allevatori stabili, e trovarono buoni
pascoli e acqua per le loro mandrie negli altopiani tra l’Okavango e il Kunene
River (F.Nela-Williams, Precolonial
Societies of South Western Africa. A History of Ovambo Kingdoms, 1600-1920, Windhoek, 1991; F.N.William, Precolonial Communities of South Western
Africa: A History of Okavambo Kingdoms, National Archives of Namibia,
Windhoek, 1991).
Governati da una monarchia divina e centralizzata, i loro
regni del nord erano distanti dal focolaio dei conflitti nella regione centrale
dei nama e degli herero, pertanto non ne furono coinvolti.
¹ I pochi san che sopravvissero agli eccidi si
sono stabiliti in una piccola area nella parte nord-orientale della Namibia.
² In Namibia è ancora possibile vedere i puri
discendenti dei khoi; sono i topnaar,
che abitano un’area isolata nella regione del Kuiseb River nel Naukluft Desert
coltivando il famoso melone namibiano chiamato !nama.
³ I damara, cacciatori seminomadi
successivamente stabilizzati, ancora oggi costituiscono un enigma dal punto di
vista etnografico; secondo la teoria più accreditata sono stati i primi popoli
ad arrivare nella regione settentrionale e, data la loro frequentazione con san
e nama, hanno fatto proprio il khoisan come lingua franca, modificandolo con un
particolare accento. Ciò nonostante, si tratta di una semplice congettura che
non poggia su alcuna prova scientifica.
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