mercoledì 31 ottobre 2012

Sapevate che ..... ?

Foto di Walvis Bay
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.... la tecnica usata dai fenicotteri per nutrirsi, cioè stare fermi e frugare nell'acqua, è favorita dal collo sinuoso e da alcuni filtri particolari nel becco che espellono l'acqua e trattengono il cibo.


Foto di Walvis Bay

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martedì 30 ottobre 2012

Walvis Bay

Foto di Walvis Bay
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Walvis Bay è la più importante città portuale della Namibia grazie al suo porto internazionale, l'attracco per le navi da crociera e l'industria peschereccia.

Ai visitatori Walvis Bay offre molti sport acquatici, soprattutto nella grande Laguna, un'area paludosa dove vivono flamingos, delfini, foche e balene

Foto di Walvis Bay

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Il birdwatching, la vela, le escursioni in barca, il kayak e il surf sono praticati in mezzo ad un incredibile varietà di uccelli marini e pesci.

I pescatori alla lenza si cimentano dalla spiaggia nel loro sport preferito presso le quattro grandi boe direzionali che si trovano nelle acque davanti alla cittadina.

Foto di Walvis Bay
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Chi invece il pesce preferisce mangiarlo apprezzerà le specialità dei ristoranti cittadini !!

Foto di Kuiseb Delta Adventures, Walvis Bay

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lunedì 29 ottobre 2012

Il deserto più antico del mondo (2)

Il Namib .......non esiste altro deserto al mondo che sia così arido e ugualmente ricco di fauna e di flora.

Questo dipende dalla nebbia, un soffio umido e impalpabile che durante la notte raffredda portando la vita. 
Trasportati dal vento arrivano anche corpuscoli e residui vegetali, nutrimento per migliaia di minuscole vite che lo sono per altre ancora, rendendo così possibile l’evoluzione di una particolarissima catena alimentare dalla quale -  nonostante le condizioni proibitive –  dipende la vita di piante e animali.
Il ciclo vitale delle piante effimere è incredibilmente breve: rimangono sotto forma di seme aspettando la pioggia, poi rapidamente germogliano e fioriscono dando vita a nuovi semi prima di essere bruciate dal calore del sole.

Alcune piante del deserto hanno una vitalità eccezionale: esiste un arbusto aromatico (simile al rosmarino) chiamato wonderbush i cui ramoscelli strappati e e conservati per mesi germogliano istantaneamente se messi in acqua.

Le piante che hanno un ciclo vitale più lungo devono adottare altre strategie. Grazie alle loro foglie robuste – con pori minuscoli aperti solo di notte -  e alla peluria che le proteggono dal sole e dalla sabbia, cercano di trattenere tutta l’umidità possibile. E’ il caso della welwitschia mirabilis, pianta endemica del Namib, parente delle conifere.

Anche le aloe si sono adattate molto bene, e ne esistono diverse specie: lo splendido kokerboom (Aloe dichotoma), che può raggiungere anche gli otto metri di altezza, dall’aspetto stranissimo caratterizzato dalla corteccia a scaglie e piccoli ciuffi di insolite foglie a punta in cima ai rami, dritti verso il cielo; esiste una variante (Aloe asperifolia), bassa e schiacciata dal vento contro il terreno, con foglie arancioni e bellissimi fiori gialli. Il kokerboom è chiamato, in inglese, quiver tree : questo curioso nome è dovuto al fatto che dai suoi rami i boscimani ricavavano le faretre (quivers).

Un’altra pianta endemica è il nara pumpkin (Acanthosicyos horrida), di importanza fondamentale nell’economia del Namib. È un rovo intricato dai frutti tondeggianti che somigliano a meloni, ricercata ghiottoneria per antilopi e struzzi e, un tempo, risorsa vitale per i boscimani.

 
Il dollar bush, la pianta dei talleri – dalle foglie spesse e tonde -  forma bassi cespugli seminascosti dalla sabbia sulle dune.

Le lithops, chiamate anche living stones, assomigliano a piccoli sassi appoggiati sul terreno; invece sono piante con un’unica foglia, formata da due globi affiancati, pieni di succo.

Le piante grasse hanno trasformato le loro foglie in spine, trasferendo la fotosintesi clorofilliana nel tronco verde; in questo modo hanno ridotto al minimo la traspirazione e si difendono meglio dagli erbivori.

Le euforbie, simili a cactus, sono state definite un modello di “convergenza evolutiva” perché specie senza alcuna parentela si sono adattate ad ambienti simili nello stesso modo. Hanno fusti polposi e ricchi di linfa, protetti da robusti aculei e in alcune specie da sostanze tossiche; infatti, il succo dell’Euphorbia venenata era usato dai boscimani per avvelenare le frecce.

L’Euphorbia damarana si assiepa in scenografiche composizioni a canne d’organo.


I licheni sono diffusissimi: sembra che ne esistano più di cento specie diverse. Alcuni vivono in enormi colonie, vivaci macchie di grigio, verdeazzurro, bianco, rosso ruggine, e cambiano sfumature e tonalità a seconda dell’ora e della luce. È sufficiente che poche gocce d’acqua li tocchino perché si sollevino aprendosi, per poi lentamente richiudersi. Sono attaccati alle pietre, ai rami degli alberi, alla sabbia delle dune o del tutto liberi: per esempio, la Parmelia convoluta è spinta dal vento, e si raccoglie negli avvallamenti in grandi cumuli brunastri.

Alcune piante hanno radici sviluppatissime, massicce e profonde decine di metri per raggiungere la falda freatica, oppure sottili e disposte a ventaglio proprio sotto la superficie per assorbire la rugiada notturna.

La spinosissima Hoodia, ricoperta di fiori color rosa cupo, dai grandi e morbidi petali, è fornita di una peluria talmente fitta da non lasciar passare neanche la sabbia.


L’Omumborombonga (Combretum imberbe), massiccia e imponente, ha il tronco robusto e le fronde fitte ed arruffate; cresce lungo gli argini dei fiumi secchi e riesce a trovare l’acqua fino a cinquanta metri sottoterra.

 
Gli alberi di maggiori dimensioni si concentrano nelle oasi lineari, come le ana tree (Acacia albida) dai baccelli accartocciati e sostanziosi, le spinose camel thorn tree (Acacia erialoba) e il grande mopane (Colophospermum mopane). 





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domenica 28 ottobre 2012

Il deserto più antico del mondo (1)

Stretto tra catene montuose e una grande corrente oceanica gelida, il Namib Desert è una striscia di costa larga un centinaio di chilometri e lunga duemila, che corre lungo la Skeleton Coast dall’Angola al Sudafrica. 

La corrente del Benguela, proveniente dall’Antartide, raffredda i venti di mare e ne condensa l’umidità prima che possano raggiungere il litorale. 
Ecco perché sulla terraferma non arrivano quasi mai le piogge ma solo le famose, fittissime nebbie notturne che svaniscono al primo sole del mattino.

Nella regione centrale e settentrionale il Namib è un deserto prevalentemente roccioso: desolate pianure di terra nuda e di pietre si alternano ad aspri e profondi canyon. 
Nelle grandi distese pietrose, qui e là, piccole colline (inselberg) ospitano rare specie animali e vegetali, uniche al mondo. 

Qui esiste anche la più grande distesa di licheni del mondo, grazie all’enorme quantità di zolfo - spinto nell’entroterra - prodotto dalla decomposizione del fitoplancton di cui la corrente del Benguela è ricchissima.

A sud del Kuiseb River, nella regione meridionale, domina invece l’erg : morbide dune si estendono fino all’oceano, e dall’incontro con le coste rocciose  nascono cascate di sabbia. 

Nel Namib tutto è in qualche modo unico ed eccezionale, ed ecco allora le dune altissime, a stella, e quelle lineari che si estendono per decine di chilometri; le barcane a forma di mezzaluna e quelle tondeggianti a cupola; e ancora, le roaring dunes, quelle ruggenti, il cui fragoroso rombo esplode nelle orecchie mentre si scivola a saltelli, sottovento, dal fianco della duna (slipface), scosceso e morbidissimo, fatto della sabbia più fine e impalpabile. 

Anche i colori cambiano in continuazione, dal quasi bianco della costa all’arancio scuro verso l’interno, così come le loro forme, le dimensioni e i loro spostamenti, che mutano seguendo il gioco dei venti. Poi queste imponenti montagne di sabbia si fermano, il loro avanzare contrastato a nord dal Kuiseb River e a sud dall’Orange River.

Da est a ovest il Namib è attraversato da numerosi letti di fiumi asciutti, segnati dalla vegetazione che ne circonda gli argini, lentamente riempiti dalle dune fino a quando, a volte dopo anni, arriva il temporale. In poche ore una rabbiosa e travolgente piena si abbatte su tutto quello che incontra, ripulendo il letto del fiume e riempiendo la falda sotterranea. Capita anche che gli animali, arrivando dalla savana, si trovino a transitare per questi “verdi corridoi” proprio nel bel mezzo del deserto: è così che a volte gli elefanti possono ammirare i pinguini che nuotano nell’oceano !!

Foto di Namib-Naukluft Park
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sabato 27 ottobre 2012

Namib Desert, curiosità ...... bestiali !!!!!


Nel Namib Desert, anche gli animali devono adattarsi alla scarsità di cibo, all’aridità e al calore.

Nei periodi più torridi alcuni si nascondono in tane riparate, riducendo al minimo le loro attività (fase di estivazione), mentre altre specie preferiscono migrare verso regioni più ospitali. Durante il giorno la maggior parte degli animali si nasconde per sottrarsi al caldo torrido limitando le uscite nelle ore notturne.

Nonostante l’ambiente apparentemente incompatibile con la vita, in queste aride lande si incontrano grandi animali: i maestosi orici (gemsbok), con le corna dritte e divaricate e la coda equina, simbolo del paese; gli imponenti kudu dalla lunga barba, le cui corna ritorte sono le più grandi tra tutti gli erbivori del deserto; l’antilope saltante (springbok), elegante e flessuosa.

Gli struzzi, da un’altezza di 2,5 metri, controllano il territorio con i loro grandi occhi sporgenti che possono vedere quasi a 360° e le orecchie dall’udito sviluppatissimo.

Nel Namib Desert vivono anche sciacalli, iene maculate, volpi del capo, lepri, istrici e procavie.

Foto di Parco nazionale di Etosha
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Alcune specie di animali vivono sottoterra: molti roditori abitano le dune di sabbia, come il topo irace, un simpatico mix tra un topo e uno scoiattolo, e la talpa dorata (Eremitalpa granti), un mammifero molto particolare endemico del Namib. La talpa dorata è piatta e pelosa, scava passaggi sotterranei tortuosi e, nonostante sia quasi completamente cieca e sorda, percepisce le vibrazioni delle sue prede: vermi, insetti e piccoli rettili che colpisce con unghie aguzze.

I suricati sono parenti delle manguste, piccoli carnivori esuberanti e socievoli che vivono in grandi colonie sotterranee ben progettate.

Gli scoiattoli di terra (striped ground-squirrel), sono piccoli roditori che usano la loro folta coda come ombrello da sole, e al minimo pericolo si nascondono in profonde tane.
Foto di Parco nazionale di Etosha
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I rettili sono le specie probabilmente meglio adattate al deserto; i liquidi di cui hanno bisogno li ricavano dalle loro prede e riescono a ridurre al minimo le perdite idriche grazie alla loro pelle impermeabile e alle urine quasi solide, trasformate in acido urico cristallizzato. Per sparire alla vista dei predatori riescono a insabbiarsi in pochi istanti.

La Bitis peringueyi è una vipera velenosa; dello stesso colore delle dune, per evitare di scottarsi scivola rapidamente sulla sabbia appoggiandosi per pochi secondi su diverse porzioni del corpo, lasciando tracce indecifrabili se non si conosce questo insolito modo di muoversi.
Tra le sue prede preferite c’è il geco palmato, a sua volta abile cacciatore di termiti; le trova di notte, mentre di giorno rimane nascosto in tane che scava velocemente con le zampe palmate.

I camaleonti si mimetizzano perfettamente e si cibano di insetti; li cacciano con la lingua, lunghissima, adesiva e a scatto.
Foto di Swakopmund


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Anche l’agama cambia colore, passando dal grigio pietra ad un vivace rosso e blu.

Gli uromastici sono grandi lucertoloni dall’aspetto preistorico; per difendersi utilizzano la pesante coda corazzata come una mazza.

I peggiori nemici dei rettili sono i rapaci: nel deserto ci sono numerosi avvoltoi, falchi, poiane, aquile e astori.

Foto di SwakopmundPeriodicamente, estese colonie di fenicotteri rosa si spostano dagli altopiani alle pozze d’acqua salata della costa, ricche di microrganismi di cui si cibano e da cui prendono il colore.

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Gli insetti sono moltissimi: grazie alle loro piccole dimensioni, che permettono un miglior raffreddamento, alla relativa abbondanza di nutrimento portato dal vento e alla resistenza dei loro tegumenti alla traspirazione, si sono potuti diffondere e diversificare meglio di altre specie.

I tenebrionidi, dei quali si conoscono più di venti specie, sono coleotteri che per sopravvivere hanno imparato a bere la nebbia: nelle ore notturne si arrampicano sulla cima delle dune e si sdraiano “al contrario”, con il dorso in alto rivolto al mare. Le goccioline condensano sul loro corpo e scivolano verso la bocca. Alcune specie hanno le elitre bianche per riflettere la luce del sole; altre, quelle notturne dalle elitre nere, per difendersi dal calore secernono una patina cerosa che le ricopre e protegge.

Foto di Swakopmund
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Sulla costa la fauna è molto diversa da quello che ci aspetteremmo di trovare in un deserto. Questo deriva dalla bassa temperatura dell’acqua, che permette la sopravvivenza di pinguini (Spheniscus demersus) riuniti in piccoli gruppi, che si nutrono di piccoli pesci ed emettono un verso sgraziato simile ad un raglio, e di otarie (Arctocephalus pusillos) che vivono in alcune colonie di migliaia di esemplari, come quella di Cape Cross, e che passano la maggior parte del tempo a cacciare in mare aperto.



   Foto di Cape Cross, Namibia
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venerdì 26 ottobre 2012

Doro Nawas Conservancy

Foto di Doro Nawas Camp, Damaraland
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Le terre comuni intorno alla pianura di Doro Nawas, presso Twyfelfontein, sono uno spettacolo indimenticabile..... la savana si perde fino all'orizzonte e le sue erbe sottili ondeggiano come un immenso mare verde....

Rare acacie ombrellifere si ergono al di sopra del tappeto verde, e i cespugli spinosi evocano storie antiche.

All'estremità settentrionale dell'area sorge il Doro Nawas Ca, quasi invisibile tanto è ben inserito nell'ambiente naturale.
Pochi e curatissimi bungalow si aprono a semicerchio intorno ad un affioramento di granito sulla quale sorge la costruzione centrale.
Dalle balconate in legno dei bungalow la vista spazia senza ostacoli sulla pianura e anche dal letto si è immersi nel verde, grazie alle vetrate a tutta parete.


Foto di Doro Nawas Camp, Damaraland
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giovedì 25 ottobre 2012

Torra Conservancy

La Torra Conservancy è un'area che racchiude nei suoi confini i territori comuni del corno nord-occidentale del Damaraland, fino allo Springbokwasser Gate, accesso settentrionale alla Skeleton Coast.

La concentrazione di fauna è notevole, mentre dal punto di vista della flora tutta la zona è ricchissima di euforbie, sia quelle comuni sia quelle tipicamente endemiche della regione, le euforbie damarane, che assomigliano a grandi scodelle rovesciate di un verde intenso e costellano i fianchi stondati dei rilievi, in un quadro dai colori intensi e inaspettati.

mercoledì 24 ottobre 2012

Buffalo National Park

Foto di Caprivi Strip
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Il Buffalo National Park è un minuscolo parco a est del fiume Okavango, di fronte alla Mahango Game Reserve.

Il profondo bush che lo costituisce ospita elefanti, leoni, giraffe, ippopotami, bufali e diverse specie di antilopi.

Lo si raggiunge da Divundo, superando il ponte sull'Okavango e svoltando a sud seguendo i cartelli indicatori sulla strada.

Foto di Caprivi Strip
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martedì 23 ottobre 2012

Il cielo e le stelle


Lo sanno tutti: i cieli stellati dell’Africa sono tra i più belli del mondo. 

Quando vi abbandonerete sotto il cielo di notte in Namibia avrete l’impressione che Atlante regga sulle spalle la volta celeste.

E questa sì, sarà davvero un’esperienza indimenticabile.

Foto di Windhoek
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La Namibia si trova sul Tropico del Capricorno: da questa sua posizione dipende il fatto che il crepuscolo dura pochissimo e che le stelle sono chiaramente visibili da subito dopo il calare del sole fino a poco prima dell’alba. 
Data la scarsa illuminazione e l’assenza di inquinamento nell’aria, è possibile distinguere a occhio nudo migliaia di stelle, anche molto piccole e lontane.
La Via Lattea comprende circa 100mila milioni di stelle concentrate in una fascia luminosa che attraversa il cielo: in Namibia, i san la chiamano la spina dorsale della notte”.

Vi accorgerete di quanto sia facile riconoscere molte costellazioni: la più facile da individuare è Orione, grazie alle tre stelle che formano la sua cintura, delle quali la più luminosa è Betelgeuse, una supergigante rossa, tra le più grandi conosciute.

Da novembre a maggio potrete ammirare la costellazione del Toro; da marzo ad agosto quella della Vergine; da agosto a febbraio l’Acquario e da febbraio a luglio il Leone, la cui stella più splendente è Regolo. Infine, da maggio a novembre si può osservare lo Scorpione, la costellazione più luminosa dello zodiaco.
La stella più brillante del cielo è Sirio, chiamata anche “la stella del cane”, che fa parte della testa della costellazione del Canis Major.
La Croce del Sud, così chiamata per la forma di croce data dalle sue quattro stelle più luminose, ha sempre rappresentato la “bussola” delle carovane che viaggiavano nel deserto. Ci sono poi due stelle lucenti che sembrano indicare la Croce del Sud: Alpha Centauri, la più vicina alla terra, e Beta Centauri.

Dalla Namibia si riescono a vedere anche alcune stelle dell’emisfero settentrionale: Capella da dicembre a marzo, Arturo da giugno ad agosto e Altair da luglio a ottobre. A volte si possono ammirare i pianeti Saturno, Giove, Marte, Mercurio e Venere, che è il più brillante, chiamato anche “stella del mattino” o “stella della sera”. 
La visibilità dei pianeti varia però in relazione ai loro spostamenti nello spazio, a velocità diverse e su orbite differenti.

Alcuni viaggiatori, nelle notti più limpide, hanno potuto ammirare stelle cadenti e satelliti.

Senza nessuna strumentazione è visibile anche il “Catalogo di Messier”, oggetti celesti che non sono stelle ma ammassi stellari, nebulose e galassie come Ercole e Omega, il cui elenco fu compilato dall’astronomo francese Charles Messier nel XVIII secolo.
Qualche volta si possono osservare alcune galassie chiamate Nubi di Magellano, in onore del navigatore portoghese: la Grande Nube è un ammasso stellare formato da cinque milioni di stelle, lontano 160mila anni luce dalla terra, la Piccola Nube è più piccola (circa due milioni di stelle) e più lontana.

Foto di Swakopmund
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lunedì 22 ottobre 2012

Otjiwarongo

Foto di Otjiwarongo
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Otjiwarongo, che in lingua herero significa "Luogo piacevole", venne fondata ufficialmente nel 1906 in seguito all'arrivo della ferrovia a scartamento ridotto che permise di collegare Swakopmund alle miniere di Otavi e di Tsumeb.

In precedenza, dopo il trattato del 1891 tra il capo herero Kambazembi e i missionari tedeschi, era già stata fondata una missione renana.


Nel 1904 vi fu distaccata anche una guarnigione militare tedesca.

Se avete programmato una visita a questa cittadina, non perdetevi la locomotiva n. 41, presso la stazione ferroviaria, fabbricata nel 1912 dalla ditta tedesca Henschel di Kassel, utilizzata per trasportare l'oro grezzo dalle miniere di Tsumeb al porto di Swakopmund. 

Venne dismessa nel 1960, quando cambiò lo scartamento, ma vale la pena andare a vederla perché è una testimonianza del passato storico di Otjiwarongo.

Foto di Otjiwarongo
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Da visitare anche il Crocodile Ranch, il primo allevamento di coccodrilli della Namibia, che si trova all'angolo tra Zingel St. e Hospital St.; se amate gli oggetti in pelle, qui troverete cinture, scarpe, giacche e nel piccolo bar potrete assaggiare carne di coccodrillo.


Foto di Otjiwarongo
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Il periodo migliore per visitare Otjiwarongo è tra settembre e ottobre, nel periodo di fioritura degli alberi di jacaranda e di buganvillae.



domenica 21 ottobre 2012

Kalkfeld

Foto di Kalkfeld
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Ci fu un periodo in cui la Namibia era sommersa da una distesa di acqua poco profonda, circa 200 milioni di anni fa; lentamente venne colmata dalla sabbia portata dal vento e dai sedimenti prodotti dall'erosione. 

A Kalkfeld, minuscola cittadina, si trova uno strato di arenaria sul quale si possono osservare le orme lasciate da un dinosauro; poiché la traccia riporta solo tre dita, si ritiene che si tratti di un progenitore degli odierni uccelli.


Le tracce di dinosauro si trovano a circa 30 chilometri da Kalkfeld, all'interno della Otjihaenamparero Farm; il sito venne dichiarato monumento nazionale nel 1951.


Per i viaggiatori: Kalkfeld si trova sulla C33, circa a metà strada tra Omaruru e Otjiwarongo.


Un'ottima sistemazione nei pressi di Kalkfeld è il Mt. Etjo Safari Lodge, che si trova all'interno di una riserva privata.


Foto di Kalkfeld

Mt. Etjo significa "luogo", "rifugio" e si riferisce alla vicina montagna piatta. 


Qui fu firmato nel 1989 il Mt. Etjo Peace Agreement, il trattato di pace che decretò la fine della lotta per la liberazione della SWAPO (South African People's Organization), preparando il terreno per l'indipendenza del Paese del marzo successivo.



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sabato 20 ottobre 2012

Omaruru

Foto di Omaruru
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La cittadina di Omaruru presenta il caratteristico aspetto delle regioni interne della Namibia.

Il suo nome, in lingua herero,  significa "Latte amaro e denso" e deriva dal fatto che il bestiame veniva nutrito con il cosiddetto "bitterbush", una pianta che anche nei periodi più aridi rimane verde e invitante per gli animali.

Fu fondata nel 1870 come centro missionario e commerciale; sulle sponde del fiume, secco e asciutto per la maggior parte dell'anno, questa ex-missione renana fu attaccata più volte dagli herero alla fine dell'Ottocento e infine assediata nel 1904.

La missione fu salvata grazie all'intervento del capitano tedesco Victor Franke che dopo una marcia di 19 giorni pose fine all'assedio.

A Omaruru vi sono alcune testimonianze storiche che vi suggerisco di visitare: la Franke Tower e la Rhenish Mission Station & Museum.

Inoltre, una volta all'anno i White Flag herero organizzano una processione solenne, nel fine settimana più vicino al 10 ottobre, che parte dal sobborgo di Ozonde e arriva al cimitero di fronte alla missione, dove venne sepolto il loro capo Wilhelm Zeraua dopo la sconfitta subita nel conflitto contro i tedeschi.

Foto di Omaruru
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venerdì 19 ottobre 2012

Benvenuti a GocheGanas !!


Ad una distanza di appena 29 km a sud est di Windhoek, questo lodge di lusso situato su una collina che si apre su una panoramica straordinaria prevede una combinazione di esperienze che abbinano la Vita Selvatica, la Natura ed il Benessere.

La Riserva Naturale di GocheGanas ospita un gran numero di animali, con 25 delle specie più grandi. 

GOCHEGANAS : il nome proviene dalla lingua etnica dei Damara, e significa il "Luogo delle Acacie", più specificatamente il Camel Thorn [Acacia Erioloba] un albero spinoso con fiori gialli, che descrive non solo la località stessa, ma promette anche un'esperienza unica...

GocheGanas dispone di 16 chalet di lusso con tetto di paglia, ed una veduta sterminata sulla Riserva Naturale. 

Potrete osservare le specie più grandi che attraversano la riserva naturale estesa su 6,000 ettari, per un totale di circa. 1,600 animali. 

Questi comprendono: rinoceronti, otocioni, giraffe, zebre, ghepardi, sciacalli, leopardi, gnu, struzzi e facoceri, varie antilopi come eland, orici, alcelafi, kudu, springbok, antilopi d’acqua, steenbok, duiker e klipspringer.
In tutta la riserva ed anche dal Villaggio del Benessere ed intorno alle pozze d’acqua si può osservare un’affascinante varietà di uccelli. 

La Riserva Naturale di GocheGanas ed il Villaggio del Benessere hanno una storia interessante che risale agli inizi del secolo scorso.

Le prime tracce della fattoria "GocheGanas" risalgono negli archivi già al 1903. 
Nell'aprile 1913 il terreno fu venduto per 210 000 Marchi, con inclusi 175 struzzi. 
L'atto di vendita stipulò, infatti, che i nuovi proprietari, Stoermere Denk, dovevano lavorare la terra, non potendo venderla senza previa autorizzazione del "Kaiserliche Gouvernement". Il mancato adempimento avrebbe comportato una penalità di 10,000 Marchi. 
Nello stesso anno, il signor CG Mertens dichiarò in una lettera al "Gouvernement" la sua intenzione d'acquistare GocheGanas per l'allevamento di cavalli, dato il rischio elevato di malattie equine sulla sua fattoria nel distretto d'Okahandja, acquistandola per la somma di 277,000 Marchi. 
Durante gli anni 1928 - 1936, un caseificio produsse invece il formaggio olandese Gouda. Dopo tanti anni, la fattoria fu venduta dal signor Mertens al signor Bonadei, che commercializzò il latte del caseificio sotto il nome "Bonmilk". 
Nel 1997 la vedova Bonadei vendette metà della fattoria al Gruppo Ohlthaver e List. 
L'altra metà fu venduta al signor Udo M Stritter, il quale insieme al figlio Ingo ha trasformato il terreno in una riserva naturale. 

GocheGanas si trova nella parte centrale della Namibia, ad appena 29km  a sud-est da Windhoek. 

Seguendo la B1 da Windhoek, dopo 20 km si gira a sinistra sulla strada non asfaltata D1463, si continua per 9 km, girando poi a destra per accedere ai cancelli d’ingresso di GOCHEGANAS. 
Si passa per il cancello imponente, e dopo altri 5 km su una strada sinuosa, si arriva al Lodge.


30 minuti da Windhoek e dall’aeroporto dei voli nazionali e 45 minuti dall’aeroporto internazionale. 






giovedì 18 ottobre 2012

.... e le specialità stagionali

Non perdetevi i grandi funghi Omajava, che spuntano dopo la pioggia sui termitai, i tartufi del Kalahari e i famosissimi asparagi di Swakopmund !

Per chi desidera assaggiare qualcosa di veramente speciale, il consiglio è  gustare i vermi fritti del Mopane.

Immagini di Otjiwarongo
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Altre specialità deliziose sono le frittelle di zucca, il succo di guava e il tè rosso roibos.

A proposito ..... se mangiate nel bush o in una Game Farm aspettatevi di condividere la sala da pranzo con un facocero o un cucciolo di ghepardo ..... !!!