Questo dipende dalla nebbia, un soffio
umido e impalpabile che durante la notte raffredda portando la vita.
Trasportati dal vento arrivano anche corpuscoli e residui vegetali, nutrimento
per migliaia di minuscole vite che lo sono per altre ancora, rendendo così
possibile l’evoluzione di una particolarissima catena alimentare dalla quale
- nonostante le condizioni proibitive
– dipende la vita di piante e animali.
Il ciclo vitale delle piante effimere è
incredibilmente breve: rimangono sotto forma di seme aspettando la pioggia, poi
rapidamente germogliano e fioriscono dando vita a nuovi semi prima di essere
bruciate dal calore del sole.
Alcune piante del deserto hanno una
vitalità eccezionale: esiste un arbusto aromatico (simile al rosmarino)
chiamato wonderbush i cui
ramoscelli strappati e e conservati per mesi germogliano istantaneamente se
messi in acqua.
Le piante che hanno un ciclo vitale più
lungo devono adottare altre strategie. Grazie alle loro foglie robuste – con
pori minuscoli aperti solo di notte - e
alla peluria che le proteggono dal sole e dalla sabbia, cercano di trattenere
tutta l’umidità possibile. E’ il caso della welwitschia mirabilis, pianta endemica del Namib, parente
delle conifere.


Il dollar
bush, la pianta dei talleri – dalle foglie spesse e tonde - forma bassi cespugli seminascosti dalla
sabbia sulle dune.
Le
lithops, chiamate anche living
stones, assomigliano a piccoli sassi appoggiati sul terreno; invece
sono piante con un’unica foglia, formata da due globi affiancati, pieni di
succo.
Le piante grasse hanno trasformato le loro
foglie in spine, trasferendo la fotosintesi clorofilliana nel tronco verde; in
questo modo hanno ridotto al minimo la traspirazione e si difendono meglio
dagli erbivori.
Le euforbie, simili a cactus, sono state
definite un modello di “convergenza
evolutiva” perché specie senza alcuna parentela si sono adattate ad
ambienti simili nello stesso modo. Hanno fusti polposi e ricchi di linfa,
protetti da robusti aculei e in alcune specie da sostanze tossiche; infatti, il
succo dell’Euphorbia venenata era usato dai boscimani per avvelenare le
frecce.
L’Euphorbia
damarana si assiepa in scenografiche composizioni a canne
d’organo.
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Alcune piante hanno radici sviluppatissime,
massicce e profonde decine di metri per raggiungere la falda freatica, oppure
sottili e disposte a ventaglio proprio sotto la superficie per assorbire la
rugiada notturna.
La spinosissima Hoodia, ricoperta di fiori color rosa cupo, dai grandi e morbidi petali, è fornita di una peluria talmente fitta da non lasciar passare neanche la sabbia.

L’Omumborombonga
(Combretum imberbe), massiccia e imponente, ha il tronco robusto e
le fronde fitte ed arruffate; cresce lungo gli argini dei fiumi secchi e riesce
a trovare l’acqua fino a cinquanta metri sottoterra.
Gli alberi di maggiori dimensioni si
concentrano nelle oasi lineari, come le ana
tree (Acacia albida) dai baccelli accartocciati e sostanziosi,
le spinose camel thorn tree
(Acacia erialoba) e il grande mopane
(Colophospermum mopane).

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