martedì 9 ottobre 2012

I damara

Oggi i damara rappresentano solo il 7,5% della popolazione namibiana, ma sono uno dei più antichi gruppi etnici del paese; insieme ai boscimani furono i primi abitanti della Namibia. Gli studiosi si sono dedicati per molto tempo allo studio di un gruppo negroide di cacciatori-raccoglitori in questa regione, caratterizzato dall’utilizzo di dialetti khoisan del centro. Nonostante esistano numerose teorie sulle loro origini, la verità storica è ancora avvolta nel mistero. La comunità damara è tradizionalmente formata da più sottogruppi (haoti), cioè da famiglie estese e da clan che si concentravano, nel passato, in precise zone territoriali. Prima dell’arrivo dei coloni, i damara occupavano un vasto spazio che si estendeva dal Khuiseb allo Swakop River, la regione centrale tra Rehoboth e Hochanas e le Khomas Highlands e, soprattutto, la regione a nordest del Namib intorno a Outjo, Kamanjab, Khorixas e Brandberg, cioè l’area nella quale sono concentrati ancora oggi. A causa dell’avanzare di herero e nama, circa due secoli fa, i damara furono obbligati ad abbandonare a poco a poco le terre degli antenati; in particolare, furono gli herero ad infierire dandogli la caccia, per ucciderli o per ridurli in schiavitù. I damara sono sempre stati considerati pacifici e, non avendo mai avuto né una gerarchia centralizzata né un capo che li guidasse, anche facilmente “conquistabili”. Nel 1870, cedendo alle richieste dei missionari renani, il capo herero Zeraua cedette ad alcuni damara la zona di Okombahe, ed in seguito le autorità coloniali realizzarono altre riserve, come Sesfontein e Otjimbingwe. Nel corso degli anni Sessanta, il governò comperò più di duecento aziende agricole di coloni europei e nel 1973 istituì una regione, il Damaraland, a sud del Kaokoland e alle spalle della Skeleton Coast, il cui capoluogo amministrativo fu insediato a Khorixas. E’ una regione piuttosto arida e inospitale, priva dei pascoli rigogliosi che caratterizzano la Namibia centrale e meridionale, e questo determina necessariamente lo stile di vita degli abitanti.
All’interno di questa regione di quasi 5 milioni di ettari vive un quarto del totale della popolazione damara; un altro quarto risiede nel distretto di Windhoek e tutti gli altri sono distribuiti nell’area centrosettentrionale del paese. Purtroppo il loro antico dialetto, l’elemento unificatore più importante, è andato perduto dopo la liberazione. Oggi parlano una lingua affine a quella nama.
I damara entrarono in contatto per la prima volta con gli europei alla fine del XVIII secolo, e furono descritti da questi viaggiatori come cacciatori-raccoglitori. Le testimonianze archeologiche evidenziano invece che alcuni clan possedevano piccoli allevamenti di bovini e altri si dedicavano alla coltivazione, in particolare zucche, cereali e tabacco.
Oggi, la produzione di bovini è un’importante fonte di reddito per i damara, anche se molti si sono impiegati in miniera, nelle aziende agricole e nelle città. Praticano anche l’agricoltura, lottando quotidianamente con la cronica carenza d’acqua. Inoltre, aumentano le piccole imprese commerciali indipendenti, soprattutto distributori di benzina, vendita ambulante e negozi di liquori.
In definitiva, è corretto affermare che i damara sono riusciti a scrollarsi di dosso l’antica dipendenza, e hanno formato una classe moderna colta – insegnanti, impiegati, ufficiali – dalla quale sono usciti alcuni dei politici più preparati della Namibia.

Foto di Swakopmund
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