lunedì 11 marzo 2013

Popoli di Namibia, Himba, di Robo Gabr'Aoun (2)



" Comunemente conosciuti come Himba, essi sono in realtà genti Herero, con le stesse origini e la stessa lingua di ceppo Bantu.
Durante i conflitti con i Nama alcune tribù Herero vennero isolate e per sfuggire al sicuro massacro si rifugiarono con le loro mandrie nelle zone più inaccessibili dell'estremo nord namibiano, nel Kaokoveld, presso il confine angolano.
Assediati, cacciati dagli inseguitori, salirono tra le gole più aspre, perdendo praticamente ogni loro avere e conservando però la vita.



In molti oltrepassarono il fiume Kunene, trovando rifugio presso popolazioni angolane, sopravvivendo grazie all'elemosina; di qui l'appellativo, con finalità originarie sicuramente spregiative, di Himba, letteralmente "mendicante".

I nuclei rimasti sulle alture lungo il Kunene, a nord e a sud del fiume, risultarono totalmente isolati, non presero parte alle vicende storiche e politiche del Paese, continuando a praticare il seminomadismo con le mandrie ricostituite.

L'isolamento fu la causa dello sviluppo di una cultura a sé stante, con caratteristiche che si distaccano nettamente dalla matrice Herero originaria.
Gli Himba non vennero sfiorati dall'evoluzione che invece cambiò radicalmente la società Herero durante la dominazione tedesca ed inglese, mantenendo costumi, regole sociali, religione originari".



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domenica 10 marzo 2013

Popoli di Namibia, Himba, di Robo Gabr'Aoun (1)



" ..... Ci accampiamo poco oltre il passo, dopo qualche chilometro di altre mulattiere sassose, in una radura di giganteschi mopane, già nel territorio degli Himba di montagna.
Otijtanda ci accoglie al mattino; per puro caso ritroviamo riuniti nel villaggio numerosi capi-clan della zona....... E' morto un capo, e la comunità si raccoglie per il rito del funerale.
Oggi numerosi buoi verranno sacrificati, e le loro corna andranno ad ornare la tomba del defunto, a celebrazione della sua grandezza. Le donne, ricoperte di ocra rossa e grasso animale, si aggirano nel gelido mattino coperte del solo gonnellino di pelle, a seni nudi, i capelli raccolti in trecce sottili. Gli uomini macellano i buoi, in vista della cerimonia. Offriamo al capo villaggio tabacco, farina, zucchero in cambio della visita del suo campo.
Gli Himba delle montagne non sono ancora stati inquinati dal turismo di massa, e qui ancora non è giunta la degradazione dell'alcolismo né l'abitudine alla questua, infausti regali di un turismo superficiale che pur di rubare un'inquadratura mette tra le mani di questa gente denaro a fiumi sradicando la millenaria consuetudine dello scambio ...".

Otijtanda, luglio 2003



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sabato 9 marzo 2013

Popoli di Namibia, Herero, gli invasori, di Robo Gabr'Aoun (3)



" Durante la dominazione tedesca e sudafricana gli Herero subirono mutazioni culturali importanti per il "contagio" con la cultura occidentale.
Gli intransigenti e puritani coloni, ligi ai canoni morali dell'epoca vittoriana, arrivarono infatti a modificare completamente l'originario costume sociale di questo popolo, tanto che la nudità, fino ad allora considerata la norma per queste genti, venne a scomparire e le donne Herero (sposate) presero ad indossare i pesanti paludamenti europei dell'epoca, sviluppandone però, con fantasia ed estro tipicamente africani, forme e colori.



Il mutamento culturale fu profondo e radicale tant'è che ancora oggi moltissime dame di questa etnia, specialmente nel nord, continuano a portare, con meravigliosa dignità, gli stessi abiti ottocenteschi, con il tipico e curioso copricapo "a caramella".
Solamente i colori, a quel tempo in Europa scuri e sobri, hanno un respiro autoctono, mescolandosi in un marasma di tinte sgargianti, avvicinate tra loro con gusto e fantasia in una vera e propria espressione di arte assolutamente unica.

Le robuste donne Herero così paludate sottolineano spesso le loro curve già sontuose con opportune imbottiture ben celate sotto le ampie gonne colorate: la bellezza e la seduzione seguono canoni differenti da cultura a cultura, ma la dignità, il portamento e il fascino di queste matrone sono assolutamente palesi e indiscutibili".



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mercoledì 6 marzo 2013

Popoli di Namibia, Herero, gli invasori, di Robo Gabr'Aoun (2)



" Durante la dominazione tedesca gli Herero si sollevarono in massa contro i colonizzatori bianchi sotto la guida di un leader carismatico, Witbooi, ma vennero, dopo vana lotta, letteralmente massacrati dalle truppe speciali prussiane, in quello che fu il primo vero e proprio genocidio della storia moderna, con più di 60.000 vittime.

Sconfitti nella battaglia finale di Waterberg (1904), sull'omonimo plateau, i superstiti vennero costretti alla fuga verso oriente, dove i più trovarono la morte per stenti nelle lande aride del Kalahari.



Le ultime sacche di resistenza, nel sud namibiano, vennero definitivamente liquidate nel 1908, ed i pochi sopravvissuti furono raggruppati nell'Herero Land, vera e propria riserva situata nella regione di Gobabis, al confine con il Botswana, a oriente della capitale.

Attualmente le varie comunità di questa etnia presenti in Namibia ......sono concentrate nelle regioni del centro presso le aree di Okahandja ed Omaruru.
Molti Herero vivono ancora oggi in Botswana, impossibilitati a ritornare in quelle che ritengono le loro terre d'origine, in quanto le leggi del Paese impongono loro l'abbandono del bestiame e di ogni loro avere a favore del governo in caso di uscita dai confini.

Solo alcuni nuclei continuano al giorno d'oggi a praticare il seminomadismo al seguito delle mandrie; la maggior parte degli Herero è infatti ormai concentrata nelle città degli altipiani centrali e sopravvive lavorando come manovalanza nel turismo, nelle piccole aziende e nelle farms private".



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domenica 3 marzo 2013

Popoli di Namibia, Herero, gli invasori, di Robo Gabr'Aoun (1)



" ....Villaggi di Herero, con le tipiche capanne di legno e sterco, colorano le vallate, mentre sulle alture le cupole delle capanne degli Himba e i loro kraal di sterpi appaiono come miraggi tra le rocce scure. La Balise del Red Drum, il Bidone Rosso, vestigia dell'occupazione sudafricana, ci indica la direzione per l'estremo nord del Paese, se dopo un serpeggiante sentiero il fuoristrada solca l'immensa Valle di Marienflus, una prateria di alte erbe puntellate da rade acacie, dove branchi di antilopi fuggono con balzi maestosi al nostro passaggio ....".

Marienflus, 2003



" Intorno al 1600 ci fu, nei territori del nord-est namibiano, una massiccia penetrazione di genti originarie del Centrafrica discese verso sud alla ricerca di nuovi territori in cui stabilirsi.

Una popolazione di lingua Bantu, con una precisa organizzazione tribale e praticante l'allevamento su larga scala, si insediò dapprima nell'estremo nord per poi espandersi verso la regione degli Altopiani Centrali, già occupati dai Nama.

Questa nuova etnia, dai lineamenti tipicamente negroidi e dalla pelle colore dell'ebano, aveva un nome: Herero.



Scesero negli altipiani in grande numero, con al seguito tutti gli armenti, le mandrie, insomma  una vera e propria invasione; e si trattava di un popolo guerriero.

Lo scontro con i Nama fu inevitabile e la guerra si protrasse infinita, sino ai tempi della dominazione tedesca agli albori del '900.
Le tribù Herero, decisamente meglio organizzate e suddivise in nuclei numerosi, ebbero la meglio sui Nama, riuscendo in pratica ad impossessarsi delle terre più fertili del centro, costringendo gli oppositori nel sud del Paese.



Nuclei di Nama, comunque, continuarono a stanziare stabilmente all'interno dei territori ormai in possesso dei nuovi dominatori ed i conseguenti scontri sanguinosi furono continui, con esiti favorevoli ora all'una ora all'altra fazione.

Questa situazione di continua belligeranza venne sfruttata, a fine '800, dagli Occidentali sia britannici che tedeschi, che ne trassero indiscutibili vantaggi a livello commerciale e, più propriamente, politico, sfruttando l'occasione della guerra in corso per insediarsi sempre più stabilmente nella regione".



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sabato 2 marzo 2013

Popoli di Namibia, i Nama, di Robo Gabr'Aoun



" Se i San sono gli abitanti originari della Namibia, i Nama sono la popolazione che per seconda prese possesso del suo territorio.

Conosciuti anche come Khoi Khoi e Ottentotti, i Nama sono un'etnia che ha origine nell'estremo sud del continente africano, nelle regioni adiacenti a Cape Town.

Il loro arrivo in Namibia coincide con l'espansione coloniale olandese in Sudafrica e rappresenta una vera e propria fuga a nord per sfuggire al dominio bianco.



Simili nell'aspetto ai San, con una lingua quasi totalmente identica, i Nama, da cacciatori nomadi si erano in parte sedentarizzati ed erano divenuti allevatori e pastori.

Organizzati in tribù di dimensioni generose, ebbero facilmente ragione dei piccoli nuclei di San e si impadronirono con relativa facilità dapprima delle terre meridionali, subito a nord del fiume Orange, per poi espandersi per tutto l'altopiano centrale, colonizzando le sue aree più fertili.



Caratteristica somatica principale sono gli occhi con taglio lievemente a mandorla e lineamenti gentili.
Come i San anche i Nama sono di pelle chiara.

Questa etnia condusse un'aspra guerra, praticamente infinita, con il popolo Herero, proveniente dal nord, per il controllo delle aree centrali del Paese.

Attualmente la maggior parte delle genti di questa etnia ha trovato impiego nel turismo o come forza lavoro nelle grandi farms agricole del centro-nord".



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venerdì 1 marzo 2013

Popoli di Namibia, I San, gli autoctoni, di Robo Gabr'Aoun (1)



" L'Africa è l'uomo, è la sua essenza che emana dal fuoco della sera, dal racconto di una realtà perduta, ma non dimenticata, da una cultura oppressa ma non vinta ".

"E' ormai comunemente accettato dagli studiosi di tutto il mondo che i San siano i diretti discendenti dei raccoglitori di frutta e cacciatori di epoca mesolitica e neolitica che popolavano le lande namibiane in tempi preistorici.

Si tratta di un popolo nomade, dedito alla caccia, rotto alle asprezze di una natura ostile e parca nel donare sostentamento.



Da tempo immemorabile non sono organizzati in tribù ma seguono una struttura sociale di tipo familiare.
Si muovono sul territorio coprendo distanze impensabili, utilizzando solamente i piedi come mezzo di locomozione.
In questa loro capacità possono essere paragonati ai Tebu dell'Africa settentrionale.




I loro nuclei sono composti da pochi individui, gruppi di meno di cinquanta membri, tutti legati da vincoli di parentela.
Praticano la caccia con armi e tecniche rimaste immutate nel corso dei millenni, archi, frecce, lance.
Sopperiscono alla poca potenza dei loro mezzi di offesa con l'ausilio di veleni ricavati dalle piante locali.
Come tutti i nomadi del mondo si muovono alla ricerca di acqua, quindi i pozzi e le sorgenti sono punti nevralgici per la loro sopravvivenza.



Abitando in regioni desertiche fin dall'epoca preglaciale, hanno sviluppato ingegnosi sistemi di immagazzinamento delle scorte d'acqua, veri e propri silos interrati lungo i sentieri di caccia, quasi sempre costituiti da gruppi di uova di struzzo ricolme della linfa vitale, sigillate ed opportunamente interrate e celate.

Il loro linguaggio è particolare, il Click language, nome derivante dal vasto uso di schiocchi nella loro parlata.
E' una lingua che si avvale moltissimo della mimica corporea, tanto che si ritiene che suoni fonetici e movimenti del corpo siano allo stesso modo fondamentali per il dialogo tra San".



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giovedì 28 febbraio 2013

Popoli di Namibia, i San, gli autoctoni, di Robo Gabr'Aoun



"Nella storiografia coloniale i San venivano chiamati Bushmen - uomini del Bush - da cui l'italianizzazione Boscimani, ma il termine sta lentamente scomparendo.

Si ritiene che di origine San siano tutte le rappresentazioni pittoriche rupestri ed i petroglifi che si possono ammirare in Namibia.

Non essendo uniti in confederazioni tribali sono sempre stati facili prede dei loro nemici; scacciati prima dai Nama, poi dagli Herero, infine dai colonizzatori tedeschi e sudafricani, hanno visto scemare il loro numero fin quasi all'estinzione.



Attualmente vivono in Botswana, nelle aride regioni del Kalahari occidentale e centrale.
In Namibia si trovano piccoli nuclei lungo il confine con il Botswana, nelle ultime propaggini del Kalahari occidentale.
Alcuni piccoli gruppi si trovano nel Caprivi meridionale.

Ai tempi del colonialismo occidentale l'area a loro destinata era il Bushmen Land, che si estendeva lungo il confine orientale del Paese.

I San di Namibia, nella quasi totalità, non praticano più il nomadismo ma sono impiegati nelle farms come braccianti e, in alcuni tristi casi, come attrazione turistica in alcuni blasonati centri turistici della Namibia centro-orientale.



Fisicamente sono di piccola statura e di corporatura esile e nervosa.
Hanno lineamenti del viso delicati, ma la pelle è spesso rugosa per la forte esposizione al sole cocente.
Capelli a grano di pepe e carnagione chiara, colore del miele.
Hanno andatura sinuosa, movimenti ferini ed agili, in perfetta armonia con l'ambiente in cui vivono.
La loro capacità mimica, per la natura stessa del loro linguaggio, è a dir poco strabiliante.
Sono profondi conoscitori dell'erboristica e trackers tra i migliori del mondo.

La loro religione è di tipo animista ".



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domenica 27 gennaio 2013

Le regioni montane (3), di Robo Gabr'Aoun



Scendendo invece all'estremo sud namibiano, tralasciando la dorsale del Naukluft, non si può ignorare la corolla di montagne che caratterizza la regione della capitale Windhoek: la vetta dell'Auasberge solletica le nubi dall'alto dei suoi 2.470 metri, contornata da una corona di punte di tutto rispetto, tutte oltre i 2.000 metri.



All'estremo sud della Namibia, oltrepassate le creste del massiccio del Tirasberge, appendice meridionale della dorsale del Naukluft, il plateau di Huib si alza subito ad est della zona diamantifera con il suo altopiano di 1.500 metri, tagliato dal Konkiep River, fiume che con il più famoso Fish River ha nei millenni "costruito" l'omonimo Fish River Canyon, uno tra i più interessanti del mondo.

Subito ad est della regione del canyon il Karasberge, nell'omonima regione, spezza il piatto altopiano con la sua catena orientata nord-est/sud-ovest, raggiungendo quote di oltre 2.000 metri.
Poi, scendendo a sud, le alture si smorzano sempre più, sino a morire sulle rive di un altro grande fiume, l'Orange; anch'esso, come 3.000 chilometri più a nord il fiume Kunene, fende la regione da est a ovest, tagliando di netto la pianura e non solo.
Al di là è Repubblica Sudafricana.




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sabato 26 gennaio 2013

Le regioni montane (2), di Robo Gabr'Aoun



Salendo verso nord, sorpassato il letto del fiume Hoanib, una formidabile barriera di vette sbarra il cammino, interrotta da pochi difficili valichi: siamo al confine meridionale dell'antico Kaokoveld, terra degli Himba.

Le guglie smussate del massiccio del Giraffenberge sfilano verso nord-est, ad unirsi ai grandi massicci ricoperti di foreste del Tonnesenberge e del Steilranberg.
E poi ancora più a nord, ancora sulle vette, sulle Othjpha Mountains e sulle Baynes Mountains, attraverso valichi paurosi come il Van Zyll Pass che collega la dolce pianura di Marienfluss alla valle dell'Ombuku.



Poi la corrente pigra del fiume Kunene interrompe il gioco dei pendii tagliando il territorio come una ferita inferta da una mannaia di proporzioni titaniche, da est a ovest; oltre il fiume altre montagne ma è già Angola, ed è un'altra storia ....

Oltre al Damaraland e al Kaokoveld, altre regioni racchiudono nei loro confini rilievi importanti, anche se meno appariscenti. 
Nell'altopiano centrale, presso la regione di Omaruru, svettano le guglie affilate del massiccio di Erongo che con i 2.319 metri del monte Hoenstein domina la pianura.
Poco ad ovest, in direzione della costa atlantica, la meravigliosa piramide dello Spitzkoppe si erge solitaria, quasi a indicare al viandante la giusta direzione verso l'Oceano.



Spostandoci nel nord-est del Paese troviamo il selvaggio massiccio del Waterberg Plateau, un terremoto di rocce racchiuse su un tavolato a 1.800 metri sul livello del mare, oggi Parco Nazionale e meta di meravigliosi trekking.

Poco più a nord, all'incirca sullo stesso meridiano, si alzano le alture dell'Otaviberge, che domina la cittadina omonima dai suoi 2.070 metri.




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venerdì 25 gennaio 2013

Le regioni montane (1), di Robo Gabr'Aoun



Landscape of Kaokoland

Sono due le aree del Paese in cui si ha la maggior concentrazione di catene montane: il Damaraland ed il Kaokoveld, nomi di antiche riserve coloniali che non compaiono più sulle moderne mappe geografiche ma che ancora oggi vengono utilizzate dai locali.

Entrambe le regioni coprono il nord-ovest namibiano e sono caratterizzate da rilievi raggruppati in dorsali caotiche, cesellate da millenni di eventi atmosferici, segni tangibili di antichi stravolgimenti sismici.

Rucana Falls

Tutto l'altopiano del Damaraland è quasi sfregiato da picchi impressionanti, inglobati in insiemi disordinati di inenarrabile bellezza selvaggia.
La tonalità rossastra delle rocce arenariche contrasta fortemente con i grigi ed i rosa tenui degli ammassi granitici, in un quadro dalle tinte violente, specialmente al tramonto, quando l'intero arco dell'orizzonte sembra incendiarsi di vermiglio.



La particolare trama di solidificazione del granito ha dato origine a complessi di massi tondeggianti che sembrano enormi piramidi di ciclopiche palle da bowling svettanti sul mare d'erbe della pianura, mentre, a pochi metri, falesie di arenaria erosa dal vento e dai fiumi preistorici si slanciano verso il cielo con forme impossibili, inaspettate.

Caverne e ripari naturali punteggiano la regione, a nascondere negli angoli più segreti l'arte di antichi popoli preistorici, che qui hanno lasciato testimonianza con pitture e petroglifi oggi patrimonio dell'umanità.
La guglia del Brandberg domina i massicci, come a sfidare questo cielo dai colori formidabili in ogni stagione.




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giovedì 24 gennaio 2013

Wetland Working Group (2), di Robo Gabr'Aoun



a) Fiumi perenni - In Namibia corrono esclusivamente lungo i confini di Stato: il Kunene, l'Okavango, l'Orange, lo Zambesi, il Kwando (che in alcuni tratti diventa Linyanti-Chobe).

b) Fiumi effimeri - Corrono per pochi giorni o poche ore all'anno, con grande portata d'acqua. Al contrario di quanto sembri essi sono di importanza capitale nell'ecosistema dei territori che attraversano.
     Paludi effimere - Si trovano nelle regioni a nord di Etosha e ricevono acqua dai rovesci stagionali e dalle conseguenti inondazioni. Formano spesso una fitta rete di canali che ospita una fauna ittica abbondante, risorsa fondamentale per la popolazione. Queste aree risultano inondate da gennaio ad aprile (anche se in caso di stagioni delle piogge particolarmente abbondanti le paludi persistono anche fino ad agosto e settembre). Poi il sole ed il calore provocano l'evaporazione delle acque lasciando un letto di melma protetto da una crosta superficiale più consistente e resistente, sotto la quale si rifugiano, in attesa delle nuove piogge, le specie animali e vegetali che nelle acque palustri vivono per tutta la durata del periodo arido.
c) Laghi - Il lago di Otjkoto, nella regione di Tsumeb, ed il lago di Guinas, nella stessa zona, ospitano una specie ittica endemica, il Tilapia Guinasana. Nella regione di Aigarnas (farm privata) si trova un immenso lago naturale - non visitabile -; anch'esso ospita una specie rara, il Pesce gatto di grotta, Clarias Cavernicola.



d) Pans - Grandi bacini di raccolta delle acque piovane, secchi, a differenza delle paludi, per la maggior parte dell'anno. Ospitano, quando inondati, migliaia di migratori ed offrono sostentamento a centinaia di specie di mammiferi. Si trovano un pò in tutto il Paese e sono caratterizzati da una crosta salina dovuta alla veloce evaporazione. Il più esteso e conosciuto è il pan del parco di Etosha, vasto circa 5.000 kmq. Un altro importante è quello di Nyae Nyae, presso Tsumkwe, nella Namibia sud-orientale (Bushmen Pans Area).
e) Dighe - Numerose su tutto il territorio. La loro destinazione principale è quella di raccogliere ed immagazzinare acqua per uso potabile. Sono tutte costruite lungo il corso di fiumi effimeri. Alcune di esse sono state elevate a rango di Riserve Naturali inglobando vasti territori circostanti. Hardap, presso Mariental, è tra queste.
f) Aree inondabili fluviali - Ricchissime di vegetazione e fauna sono confinanti con il corso dei grandi fiumi perenni. Tra esse la più conosciuta è il cosiddetto delta dell'Okavango, in Botswana. Il suo "gemello", anche se in scala ridotta, è il terreno alluvionale del Linjanti, nel Mamili National Park, in Caprivi orientale.
g) Aree costiere - Tre delle quattro più importanti Aree Umide namibiane sono Aree Costiere: la foce del fiume Orange, la laguna di Sandwich Harbour e la laguna di Walvis Bay. Seguono la costa atlantica di Cape Cross, con la sua colonia di Cape seals (otarie del Capo), e la foce del fiume Kunene.



Da ricordare che il 2 Novembre di ogni anno viene celebrato il Wetland Day, ovvero il Giorno delle Aree Umide. E' stato istituito un Comitato di Controllo Governativo per la salvaguardia di questi delicati ambienti, il Wetland Working Group, che si occupa di sensibilizzare i locali e i turisti sull'esistenza e sull'importanza di questi fondamentali ecosistemi.




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mercoledì 23 gennaio 2013

Wetland Working Group (1), di Robo Gabr'Aoun



Il Ministero per l'Ambiente namibiano ha catalogato scientificamente le Aree Umide del Paese, conglobando in esse, le zone di laguna, le paludi, i fiumi perenni ed effimeri con annessi i loro terreni alluvionali, i laghi.



Possono essere naturali o artificiali, permanenti o stagionali, con acqua corrente o ferma, e questa può essere dolce o di diversi gradi di salinità.

Fanno parte delle Aree Umide anche le acque costiere, sino ad una profondità massima di 6 metri.

Si dividono, in base a quanto redatto dall'Organismo preposto, in:

a) fiumi e torrenti permanenti, con le aree inondabili adiacenti;
b) fiumi e torrenti stagionali (effimeri), anch'essi con i loro bacini alluvionali adiacenti;
c) aree lacustri naturali (anche sotterranee) ed artificiali - includono quindi anche le dighe;
d) aree lacustri effimere, quali ad esempio i pan ;
e) paludi ed aree inondate, territori verdeggianti per la presenza di vene d'acqua sotterranee      
    o per la presenza, in alcuni periodi dell'anno, di acque stagnanti. Comprendono anche i vlai;
f) estuari e foci dei fiumi perenni, con mescolanza di acque marine e dolci;
g) aree costiere marine, lagune formate da penetrazione nel territorio di acqua marina.





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martedì 22 gennaio 2013

Le zone umide della Namibia, di Robo Gabr'Aoun



" La fascia di territorio dell'estremo nord-est, a partire dai 18° di latitudine sud a salire verso l'equatore, è caratterizzata da un ambiente totalmente differente dal resto del Paese.

Il fiume Kunene, confine geografico con l'Angola, rappresenta il confine occidentale della Zona Umida, imbrigliato nella diga artificiale di Ruacana; tutta la regione a sud-est della Diga, nell'antica riserva dell'Owamboland, è costellata di paludi e stagni, una copia in piccolo del più famoso delta dell'Okavango in Botswana.



Le pianure sono qui inondate per tutto l'anno e permettono colture impossibili nel resto del Paese.
La grande concentrazione umana (è una delle regioni più popolose di Namibia) ha praticamente azzerato la presenza dei selvatici ad eccezione della fauna ittica e di palude, una delle fonti alimentari primarie dell'Owamboland.



Proseguendo verso oriente si entra nella regione del Fiume Okavango, anch'esso con origine nelle foreste pluviali d'Angola, e da essa in una seconda ancor più vasta area palustre, oggi racchiusa in un Parco Nazionale, il Caprivi Game Park, delimitata a ovest dal corso dell'Okavango, discendente verso il Botswana a formare poco a sud di qui il già citato delta, e ad est dal fiume Kwando/Mashi.
Ancora più a oriente un fazzoletto di terra è contornato da fiumi possenti, lo Zambesi e il Chobe/Linyanti: siamo all'estremo est del "dito" del Caprivi, cuneo di Namibia stretto tra Zambia, Zimbabwe e Botswana, ricoperto da rigogliose foreste; appena oltre confine, verso est, l'impressionante potenza delle Cascate Vittoria, in un tripudio di acqua che fa scordare i deserti del sud".




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