domenica 27 gennaio 2013

Le regioni montane (3), di Robo Gabr'Aoun



Scendendo invece all'estremo sud namibiano, tralasciando la dorsale del Naukluft, non si può ignorare la corolla di montagne che caratterizza la regione della capitale Windhoek: la vetta dell'Auasberge solletica le nubi dall'alto dei suoi 2.470 metri, contornata da una corona di punte di tutto rispetto, tutte oltre i 2.000 metri.



All'estremo sud della Namibia, oltrepassate le creste del massiccio del Tirasberge, appendice meridionale della dorsale del Naukluft, il plateau di Huib si alza subito ad est della zona diamantifera con il suo altopiano di 1.500 metri, tagliato dal Konkiep River, fiume che con il più famoso Fish River ha nei millenni "costruito" l'omonimo Fish River Canyon, uno tra i più interessanti del mondo.

Subito ad est della regione del canyon il Karasberge, nell'omonima regione, spezza il piatto altopiano con la sua catena orientata nord-est/sud-ovest, raggiungendo quote di oltre 2.000 metri.
Poi, scendendo a sud, le alture si smorzano sempre più, sino a morire sulle rive di un altro grande fiume, l'Orange; anch'esso, come 3.000 chilometri più a nord il fiume Kunene, fende la regione da est a ovest, tagliando di netto la pianura e non solo.
Al di là è Repubblica Sudafricana.




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sabato 26 gennaio 2013

Le regioni montane (2), di Robo Gabr'Aoun



Salendo verso nord, sorpassato il letto del fiume Hoanib, una formidabile barriera di vette sbarra il cammino, interrotta da pochi difficili valichi: siamo al confine meridionale dell'antico Kaokoveld, terra degli Himba.

Le guglie smussate del massiccio del Giraffenberge sfilano verso nord-est, ad unirsi ai grandi massicci ricoperti di foreste del Tonnesenberge e del Steilranberg.
E poi ancora più a nord, ancora sulle vette, sulle Othjpha Mountains e sulle Baynes Mountains, attraverso valichi paurosi come il Van Zyll Pass che collega la dolce pianura di Marienfluss alla valle dell'Ombuku.



Poi la corrente pigra del fiume Kunene interrompe il gioco dei pendii tagliando il territorio come una ferita inferta da una mannaia di proporzioni titaniche, da est a ovest; oltre il fiume altre montagne ma è già Angola, ed è un'altra storia ....

Oltre al Damaraland e al Kaokoveld, altre regioni racchiudono nei loro confini rilievi importanti, anche se meno appariscenti. 
Nell'altopiano centrale, presso la regione di Omaruru, svettano le guglie affilate del massiccio di Erongo che con i 2.319 metri del monte Hoenstein domina la pianura.
Poco ad ovest, in direzione della costa atlantica, la meravigliosa piramide dello Spitzkoppe si erge solitaria, quasi a indicare al viandante la giusta direzione verso l'Oceano.



Spostandoci nel nord-est del Paese troviamo il selvaggio massiccio del Waterberg Plateau, un terremoto di rocce racchiuse su un tavolato a 1.800 metri sul livello del mare, oggi Parco Nazionale e meta di meravigliosi trekking.

Poco più a nord, all'incirca sullo stesso meridiano, si alzano le alture dell'Otaviberge, che domina la cittadina omonima dai suoi 2.070 metri.




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venerdì 25 gennaio 2013

Le regioni montane (1), di Robo Gabr'Aoun



Landscape of Kaokoland

Sono due le aree del Paese in cui si ha la maggior concentrazione di catene montane: il Damaraland ed il Kaokoveld, nomi di antiche riserve coloniali che non compaiono più sulle moderne mappe geografiche ma che ancora oggi vengono utilizzate dai locali.

Entrambe le regioni coprono il nord-ovest namibiano e sono caratterizzate da rilievi raggruppati in dorsali caotiche, cesellate da millenni di eventi atmosferici, segni tangibili di antichi stravolgimenti sismici.

Rucana Falls

Tutto l'altopiano del Damaraland è quasi sfregiato da picchi impressionanti, inglobati in insiemi disordinati di inenarrabile bellezza selvaggia.
La tonalità rossastra delle rocce arenariche contrasta fortemente con i grigi ed i rosa tenui degli ammassi granitici, in un quadro dalle tinte violente, specialmente al tramonto, quando l'intero arco dell'orizzonte sembra incendiarsi di vermiglio.



La particolare trama di solidificazione del granito ha dato origine a complessi di massi tondeggianti che sembrano enormi piramidi di ciclopiche palle da bowling svettanti sul mare d'erbe della pianura, mentre, a pochi metri, falesie di arenaria erosa dal vento e dai fiumi preistorici si slanciano verso il cielo con forme impossibili, inaspettate.

Caverne e ripari naturali punteggiano la regione, a nascondere negli angoli più segreti l'arte di antichi popoli preistorici, che qui hanno lasciato testimonianza con pitture e petroglifi oggi patrimonio dell'umanità.
La guglia del Brandberg domina i massicci, come a sfidare questo cielo dai colori formidabili in ogni stagione.




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giovedì 24 gennaio 2013

Wetland Working Group (2), di Robo Gabr'Aoun



a) Fiumi perenni - In Namibia corrono esclusivamente lungo i confini di Stato: il Kunene, l'Okavango, l'Orange, lo Zambesi, il Kwando (che in alcuni tratti diventa Linyanti-Chobe).

b) Fiumi effimeri - Corrono per pochi giorni o poche ore all'anno, con grande portata d'acqua. Al contrario di quanto sembri essi sono di importanza capitale nell'ecosistema dei territori che attraversano.
     Paludi effimere - Si trovano nelle regioni a nord di Etosha e ricevono acqua dai rovesci stagionali e dalle conseguenti inondazioni. Formano spesso una fitta rete di canali che ospita una fauna ittica abbondante, risorsa fondamentale per la popolazione. Queste aree risultano inondate da gennaio ad aprile (anche se in caso di stagioni delle piogge particolarmente abbondanti le paludi persistono anche fino ad agosto e settembre). Poi il sole ed il calore provocano l'evaporazione delle acque lasciando un letto di melma protetto da una crosta superficiale più consistente e resistente, sotto la quale si rifugiano, in attesa delle nuove piogge, le specie animali e vegetali che nelle acque palustri vivono per tutta la durata del periodo arido.
c) Laghi - Il lago di Otjkoto, nella regione di Tsumeb, ed il lago di Guinas, nella stessa zona, ospitano una specie ittica endemica, il Tilapia Guinasana. Nella regione di Aigarnas (farm privata) si trova un immenso lago naturale - non visitabile -; anch'esso ospita una specie rara, il Pesce gatto di grotta, Clarias Cavernicola.



d) Pans - Grandi bacini di raccolta delle acque piovane, secchi, a differenza delle paludi, per la maggior parte dell'anno. Ospitano, quando inondati, migliaia di migratori ed offrono sostentamento a centinaia di specie di mammiferi. Si trovano un pò in tutto il Paese e sono caratterizzati da una crosta salina dovuta alla veloce evaporazione. Il più esteso e conosciuto è il pan del parco di Etosha, vasto circa 5.000 kmq. Un altro importante è quello di Nyae Nyae, presso Tsumkwe, nella Namibia sud-orientale (Bushmen Pans Area).
e) Dighe - Numerose su tutto il territorio. La loro destinazione principale è quella di raccogliere ed immagazzinare acqua per uso potabile. Sono tutte costruite lungo il corso di fiumi effimeri. Alcune di esse sono state elevate a rango di Riserve Naturali inglobando vasti territori circostanti. Hardap, presso Mariental, è tra queste.
f) Aree inondabili fluviali - Ricchissime di vegetazione e fauna sono confinanti con il corso dei grandi fiumi perenni. Tra esse la più conosciuta è il cosiddetto delta dell'Okavango, in Botswana. Il suo "gemello", anche se in scala ridotta, è il terreno alluvionale del Linjanti, nel Mamili National Park, in Caprivi orientale.
g) Aree costiere - Tre delle quattro più importanti Aree Umide namibiane sono Aree Costiere: la foce del fiume Orange, la laguna di Sandwich Harbour e la laguna di Walvis Bay. Seguono la costa atlantica di Cape Cross, con la sua colonia di Cape seals (otarie del Capo), e la foce del fiume Kunene.



Da ricordare che il 2 Novembre di ogni anno viene celebrato il Wetland Day, ovvero il Giorno delle Aree Umide. E' stato istituito un Comitato di Controllo Governativo per la salvaguardia di questi delicati ambienti, il Wetland Working Group, che si occupa di sensibilizzare i locali e i turisti sull'esistenza e sull'importanza di questi fondamentali ecosistemi.




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mercoledì 23 gennaio 2013

Wetland Working Group (1), di Robo Gabr'Aoun



Il Ministero per l'Ambiente namibiano ha catalogato scientificamente le Aree Umide del Paese, conglobando in esse, le zone di laguna, le paludi, i fiumi perenni ed effimeri con annessi i loro terreni alluvionali, i laghi.



Possono essere naturali o artificiali, permanenti o stagionali, con acqua corrente o ferma, e questa può essere dolce o di diversi gradi di salinità.

Fanno parte delle Aree Umide anche le acque costiere, sino ad una profondità massima di 6 metri.

Si dividono, in base a quanto redatto dall'Organismo preposto, in:

a) fiumi e torrenti permanenti, con le aree inondabili adiacenti;
b) fiumi e torrenti stagionali (effimeri), anch'essi con i loro bacini alluvionali adiacenti;
c) aree lacustri naturali (anche sotterranee) ed artificiali - includono quindi anche le dighe;
d) aree lacustri effimere, quali ad esempio i pan ;
e) paludi ed aree inondate, territori verdeggianti per la presenza di vene d'acqua sotterranee      
    o per la presenza, in alcuni periodi dell'anno, di acque stagnanti. Comprendono anche i vlai;
f) estuari e foci dei fiumi perenni, con mescolanza di acque marine e dolci;
g) aree costiere marine, lagune formate da penetrazione nel territorio di acqua marina.





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martedì 22 gennaio 2013

Le zone umide della Namibia, di Robo Gabr'Aoun



" La fascia di territorio dell'estremo nord-est, a partire dai 18° di latitudine sud a salire verso l'equatore, è caratterizzata da un ambiente totalmente differente dal resto del Paese.

Il fiume Kunene, confine geografico con l'Angola, rappresenta il confine occidentale della Zona Umida, imbrigliato nella diga artificiale di Ruacana; tutta la regione a sud-est della Diga, nell'antica riserva dell'Owamboland, è costellata di paludi e stagni, una copia in piccolo del più famoso delta dell'Okavango in Botswana.



Le pianure sono qui inondate per tutto l'anno e permettono colture impossibili nel resto del Paese.
La grande concentrazione umana (è una delle regioni più popolose di Namibia) ha praticamente azzerato la presenza dei selvatici ad eccezione della fauna ittica e di palude, una delle fonti alimentari primarie dell'Owamboland.



Proseguendo verso oriente si entra nella regione del Fiume Okavango, anch'esso con origine nelle foreste pluviali d'Angola, e da essa in una seconda ancor più vasta area palustre, oggi racchiusa in un Parco Nazionale, il Caprivi Game Park, delimitata a ovest dal corso dell'Okavango, discendente verso il Botswana a formare poco a sud di qui il già citato delta, e ad est dal fiume Kwando/Mashi.
Ancora più a oriente un fazzoletto di terra è contornato da fiumi possenti, lo Zambesi e il Chobe/Linyanti: siamo all'estremo est del "dito" del Caprivi, cuneo di Namibia stretto tra Zambia, Zimbabwe e Botswana, ricoperto da rigogliose foreste; appena oltre confine, verso est, l'impressionante potenza delle Cascate Vittoria, in un tripudio di acqua che fa scordare i deserti del sud".




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lunedì 21 gennaio 2013

Gli altopiani centrali, di Robo Gabr'Aoun (2)



Tutto fiorisce e nell'aria un aroma come di fieno appena tagliato si espande e permea ogni cosa, dai vestiti all'interno delle automobili, dai muri delle rare farms alla stessa polvere che si solleva sulle piste al passaggio di un mezzo.

E' una regione cangiante, talmente mutevole che viaggiando in Namibia in periodi dell'anno differenti si ha come l'impressione di visitare addirittura Paesi diversi, tanto la morfologia del terreno muta.



I picchi granitici si elevano come una sorta di fari, punti di riferimento importanti nel mare di cespugli scossi dal vento, a formare come una cornice dalle forme bizzarre in un quadro ambientale che lascia ammutoliti dallo stupore.

Ad ogni curva il paesaggio cambia, si entra in dimensioni nuove ed inaspettate, tra giochi d'ombra e luce che nessun obbiettivo sarà mai in grado di riprodurre e che solo la poesia del ricordo sa riportare.




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domenica 20 gennaio 2013

Gli altopiani centrali, di Robo Gabr'Aoun (1)



Tutta la zona centrale del Paese si eleva a quote sul livello del mare oscillanti tra i 700 ed i 1700 metri, interrotte da catene montuose di più ampio respiro, per lo più costituite da affioramenti granitici e basaltici che si elevano dal tavolato sedimentario circostante.

La catena di altopiani ricopre la maggior parte della Namibia, e degrada poi verso oriente sino a scendere a quote via via inferiori e a confondersi con le pianure del Kalahari occidentale.



Queste immense distese sono caratterizzate da una vegetazione tipicamente di savana, con grandi concentrazioni di arbusti spinosi impenetrabili, appunto il bush tipico delle grandi pianure d'Africa australe.

Numerosi corsi d'acqua effimeri percorrono gli altopiani: la presenza di vene d'acqua in profondità permette la crescita di rigogliose acacie e di altre piante da fusto tipiche delle zone aride, macchie di verde cupo in questo infinito mare dalle tinte dell'ocra. 



Nelle stagioni dei rovesci temporaleschi i fiumi corrono, a volte per poche ore altre volte per giorni, e le regioni circostanti sbocciano a nuova vita, con la savana che si tinge di smeraldo e le fitte erbe che raggiungono il metro di altezza dal suolo.




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sabato 19 gennaio 2013

I deserti di Robo, il sistema Kalahari



Il sistema Kalahari, deserto continentale, è uno tra i più vasti deserti del pianeta, abbraccia nove stati africani e il Botswana ne è la parte centrale.

In Namibia si trovano le sue propaggini occidentali, nelle pianure lungo il confine.

E' un deserto strabiliante, di una morfologia così particolare da renderlo unico nelle sue caratteristiche.
Si tratta infatti di un deserto sabbioso, con dune non elevate e dal profilo dolce, le cosiddette "dune a dorso di balena", orientate in lunghi, lunghissimi cordoni con direzione nord-est/sud-ovest, separati da vallate arbustive, caratterizzate da vegetazione folta.



Visto dall'alto si presenta come "zebrato", un susseguirsi continuo di strisce rosse (la sabbia) e verde pastello (le vallate di cespugli ed acacie), tutte rigorosamente parallele.

Le sabbie sono di colore rosso intenso, talmente scuro da sembrare finto.

La parte più facilmente raggiungibile è nella regione di Marienthal, nella Namibia centrale.

E' universalmente conosciuto come la patria dei Boscimani (da Bushmen, uomini del bush).

Robo Gabr'Aoun




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venerdì 18 gennaio 2013

I deserti di Robo, il Namib e la Skeleton Coast (2)



A nord del Namib, sempre sulla costa, si apre ai nostri occhi un altro tipo di deserto, il deserto costiero propriamente detto.

Si tratta di una distesa piatta, sterile, priva di dune e grandi rilievi, battuta dai venti implacabili che dal mare soffiano verso l'interno.



Per più di 400 chilometri la costa atlantica è desolazione allo stato puro, un quadro dominato dalle tinte fosche, dal grigio dei sassi e dalla nebbia perenne.

E' suddivisa in due distinte parti: quella più a sud prende il nome di West Coast Reserve, che dal fiume Ugab si trasforma in Skeleton Coast. 
All'altezza di Torra Bay troviamo nuovamente le dune, dapprima in forma di barcane isolate, poi in catene via via più complesse, fino al terremoto di dune della Skeleton Coast settentrionale.

Da Torra Bay i massicci di dune continuano senza soluzione di continuità sino al confine con l'Angola, 700 chilometri più a nord.
Il Kunene forma una nuova barriera e le dune maestose ripartono a circa 50 chilometri più a nord della foce e proseguono lungo la costa per altri 200 chilometri, formando quello spicchio di paradiso che è Baia Dos Tigres, sulla costa angolana.

Robo Gabr'Aoun




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giovedì 17 gennaio 2013

I deserti di Robo, il Namib e la Skeleton Coast (1)



Due sono i complessi desertici maggiori presenti in Namibia: il deserto costiero a ovest, che comprende il Namib e la Skeleton Coast, e a est il sistema Kalahari.

Il Namib è considerato dai geologi il più antico deserto del pianeta, già presente al tempo dell'ultima glaciazione.
E' composto da una parte prettamente costiera, composta da vaste distese dunarie di sabbia molto scura, dal porpora al cremisi intenso, colori dovuti alla forte ossidazione.



Le dune del Namib sono le più elevate al mondo (si pensi che la duna Big Daddy in Sossusvlei ha un'altezza di circa 300 metri) e si presentano per lo più come dune a piramide.

L'insieme forma le "dune a stella", ovvero depositi sabbiosi di forma complessa per via dei venti che soffiano da tutti e quattro i punti cardinali.

Le dune si sviluppano lungo tutta la linea di costa dal confine con il Sudafrica sino alla lontanissima cittadina di Swakopmund, 700 chilometri più a nord, confine settentrionale di questo deserto.



Spingendosi all'interno le dune degradano in pianure morenti ai piedi di una formidabile barriera rocciosa praticamente parallela alla costa, la Dorsale del Naukluft, vera e propria diga naturale all'espandersi del deserto sabbioso verso oriente.

Il bastione di graniti si estende dalla regione di Aus, posta alla latitudine di Luderitz, nell'estremo sud, sino al corso del fiume Kuiseb, ove i rilievi si smorzano nell'altopiano centrale per poi impennarsi nuovamente nel massiccio di Erongo.

Robo Gabr'Aoun




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domenica 13 gennaio 2013

Il territorio



La Namibia è considerata un Paese desertico.
La maggior parte del suo territorio è infatti costituita da sistemi aridi solcati da reti di corsi d'acqua secchi in attesa di una pioggia improvvisa.
Gli unici fiumi perenni sono ai confini: quattro al Nord e uno al Sud del Paese.
Grandi pianure steppose ed altipiani di sassi screpolati dal sole e dal vento, catene montuose erose dai millenni, catini di proporzioni immani ricoperti di dune sabbiose.
Questo è quanto a prima vista si evince da una comune carta geografica, ove la tinta predominante è il giallo, con lievi sfumature di ocra e marrone.

Invece no, non è esattamente così.



La Namibia racchiude nel suo seno un'infinità di aspetti territoriali diversi, di ambienti diversi.
Ma andiamo con ordine.
Il territorio è suddiviso fondamentalmente in quattro porzioni distinte, completamente differenti dal punto di vista morfologico.
Abbiamo i deserti costieri, ovvero una fascia desertica che dalla battigia oceanica s'insinua nell'entroterra fino a cento chilometri e oltre, caratterizzata sia da complessi di dune sia da vaste pianure pietrose pressoché sterili, ed i deserti continentali.



Vi sono poi gli altipiani centrali, vasti tabulati posti ad una altitudine oscillante tra i 700 e i 1.700 metri sul mare, scavati da un complesso orografico effimero, caratterizzati da una copertura vegetale cespugliosa, il bush.
Poi le zone montane, per lo più situate nel nord ovest del Paese, con vette anche importanti e complessi di natura ignea come basalti e graniti.
Ed infine la zona umida, la regione delle paludi e delle foreste, concentrata nel nord est namibiano, tra l'antica Owamboland e la fascia del Caprivi.

Robo Gabr'Aoun





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sabato 12 gennaio 2013

Scoprire la Namibia



"Per scoprire un Paese, in qualsiasi parte del Mondo noi siamo, dobbiamo per prima cosa fermarci, osservarlo.
Dobbiamo scendere dalla vettura, reale o virtuale che sia, che ci sta trasportando e toccarlo quel Paese.
Dobbiamo farci scorrere la sua polvere tra le dita, annusare la sua aria in modo da poterne riconoscere l'odore e poi sentirne l'essenza più recondita anche in futuro, anche da lontano, anche se non si dovesse tornare su quelle piste mai più.



Per scoprire un Paese occorre portarselo dentro, nasconderselo nei cassetti dell'anima come in uno scrigno.
Camminarci, vederne i colori, parlare con la gente, sentire il sapore della sua acqua e dei suoi cibi, svelare il volto brutto e sciupato delle cose che solitamente non si mostrano, gettare via gli abiti scintillanti che spesso lo coprono camuffandone l'aspetto vero, nel bene e nel male.
Per scoprire un Paese dobbiamo percepirne la vibrazione, la musica, il canto.



Ed il sorriso così come il pianto.
Ho vissuto e vivo la Namibia.
Intensamente, con passione ed emozione.
Spesso sbaglio, perché sbagliare è proprio degli uomini, e con umiltà ascolto la voce profonda di questa terra, ogni volta che vi faccio ritorno.
Perché ancora oggi, dopo tanto tempo, ancora ha cose nuove da mostrarmi, volti nuovi da insegnarmi a conoscere, sentire, capire.



Così ho toccato le sue cose con le mani e con l'anima, infinite volte, negli anni.
E la sua polvere, la sua sabbia, il suo mare li ho respirati, fatti scendere nel profondo, a divenire rughe della mia stessa pelle.

Così, prima di partire nel viaggio, un pò ve la voglio raccontare quest'Africa namibiana, sì da fare in modo che la meraviglia, quando vi coglierà lungo la nostra strada, possa venire poi spiegata, compresa e mantenuta nel cuore..

Voglio raccontarvi questa terra prima di metterci in pista, perché possiate sentire dove andremo".

Robo Gabr'Aoun




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venerdì 11 gennaio 2013

Epupa Falls, Settembre 2003, di Robo Gabr'Aoun

" Il Kunene scorre possente, gonfio di una stagione di piogge tra le più cospicue a memoria d'uomo.

L'urlo delle cascate è come un tuono assordante che quasi contrasta con la tranquillità e la calma di questa polla d'acqua qui di fronte, branca ritagliata come per gioco dal fiume schiumante di forza che scorre a pochi passi.

Lo sciacquio delle piccole onde che si infrangono a riva si amalgama con l'eco delle voci lontane dei bambini che giocano a valle, lungo la cascata.

Nascosto nell'ombra fitta di questa immensa acacia camelthorn mi sento inquieto, come se osservare i movimenti ritmici e pacati delle donne intente a lavare panni, figli e loro stesse nel fiume fosse una sorta di furto sacrilego.

Piedi a bagno nell'acqua, a lavarmi via non solo la polvere dell'ennesimo tuffo tra le piste di quest'Africa tanto cercata, ma anche a ritrovare fiato, energia, colore, una passione da fare mia e poi da regalare.



"Morro", "ciao", e la testolina ricciuta ricoperta di polvere di un cucciolo d'uomo dagli occhi di cerbiatto si infila sotto le mie mani: tocco fisicamente l'anima di questa terra per troppi secoli schiacciata da un Occidente cieco e vanaglorioso.

Tripudio di volti timidi e nello stesso tempo curiosi, il mio rifugio d'ombra silenziosa diviene prima mormorio poi vociare chiassoso in una confusione di trecce, mani colore dell'ebano, sorrisi.

Distribuisco il mio cibo, come ogni volta qui: non un regalo e non pietismo ma un piccolo, assolutamente insufficiente ringraziamento per l'esistenza stessa di questa gente.

Riparto, ruote come mulinelli a creare comete di polvere e ciottoli.

La pista mi prende, ingranaggi ormai perfetti, occhi, piedi e mani, a catturare ondulazioni, sfumature, sassi su questa traccia tortuosa che è ormai parte di me, sorniona, affascinante, splendida e pericolosa.

Ed è di nuovo viaggiare".




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