Oggi
i damara rappresentano solo il 7,5% della popolazione namibiana, ma sono uno
dei più antichi gruppi etnici del paese; insieme ai boscimani furono i primi
abitanti della Namibia. Gli studiosi si sono dedicati per molto tempo allo
studio di un gruppo negroide di cacciatori-raccoglitori in questa regione,
caratterizzato dall’utilizzo di dialetti khoisan del centro. Nonostante
esistano numerose teorie sulle loro origini, la verità storica è ancora avvolta
nel mistero. La comunità damara è tradizionalmente formata da più sottogruppi (haoti), cioè da famiglie estese e da
clan che si concentravano, nel passato, in precise zone territoriali. Prima
dell’arrivo dei coloni, i damara occupavano un vasto spazio che si estendeva
dal Khuiseb allo Swakop River, la regione centrale tra Rehoboth e Hochanas e le
Khomas Highlands e, soprattutto, la regione a nordest del Namib intorno a
Outjo, Kamanjab, Khorixas e Brandberg, cioè l’area nella quale sono concentrati
ancora oggi. A causa dell’avanzare di herero e nama, circa due secoli fa, i
damara furono obbligati ad abbandonare a poco a poco le terre degli antenati;
in particolare, furono gli herero ad infierire dandogli la caccia, per
ucciderli o per ridurli in schiavitù. I damara sono sempre stati considerati pacifici
e, non avendo mai avuto né una gerarchia centralizzata né un capo che li
guidasse, anche facilmente “conquistabili”. Nel 1870, cedendo alle richieste
dei missionari renani, il capo herero Zeraua cedette ad alcuni damara la zona
di Okombahe, ed in seguito le autorità coloniali realizzarono altre riserve,
come Sesfontein e Otjimbingwe. Nel corso degli anni Sessanta, il governò
comperò più di duecento aziende agricole di coloni europei e nel 1973 istituì
una regione, il Damaraland, a sud del Kaokoland e alle spalle della Skeleton
Coast, il cui capoluogo amministrativo fu insediato a Khorixas. E’ una regione
piuttosto arida e inospitale, priva dei pascoli rigogliosi che caratterizzano
la Namibia centrale e meridionale, e questo determina necessariamente lo stile
di vita degli abitanti.
All’interno
di questa regione di quasi 5 milioni di ettari vive un quarto del totale della
popolazione damara; un altro quarto risiede nel distretto di Windhoek e tutti
gli altri sono distribuiti nell’area centrosettentrionale del paese. Purtroppo
il loro antico dialetto, l’elemento unificatore più importante, è andato
perduto dopo la liberazione. Oggi parlano una lingua affine a quella nama.
I
damara entrarono in contatto per la prima volta con gli europei alla fine del
XVIII secolo, e furono descritti da questi viaggiatori come
cacciatori-raccoglitori. Le testimonianze archeologiche evidenziano invece che
alcuni clan possedevano piccoli allevamenti di bovini e altri si dedicavano
alla coltivazione, in particolare zucche, cereali e tabacco.
Oggi,
la produzione di bovini è un’importante fonte di reddito per i damara, anche se
molti si sono impiegati in miniera, nelle aziende agricole e nelle città.
Praticano anche l’agricoltura, lottando quotidianamente con la cronica carenza
d’acqua. Inoltre, aumentano le piccole imprese commerciali indipendenti,
soprattutto distributori di benzina, vendita ambulante e negozi di liquori.
In
definitiva, è corretto affermare che i damara sono riusciti a scrollarsi di
dosso l’antica dipendenza, e hanno formato una classe moderna colta –
insegnanti, impiegati, ufficiali – dalla quale sono usciti alcuni dei politici
più preparati della Namibia.
Questa foto di
Swakopmund è offerta da TripAdvisor.
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