In Namibia, la maggior parte dei khoi-khoi appartiene ai gruppi nama e oorlam; i nama, guidati dal famoso capo Jan Jonker Afrikaner, si stabilirono nella zona di Windhoek a metà del XIX secolo, costretti alla migrazione verso il nord dalla rapida avanzata dei coloni bianchi affamati di terre.
I
khoi-khoi sono facilmente riconoscibili da alcune peculiarità fisiche. Le donne
hanno mani delicate e piedi piccoli e
slanciati, cantati con lodi in versi dai poeti locali; gli zigomi sono alti e
piuttosto pronunciati, la pelle scura e luminosa, il mento è sfuggente, il naso
largo e schiacciato e i capelli molto crespi. Gli occhi sono davvero
particolari: neri o castano scuro, per effetto di una piega della palpebra
superiore sembrano tagliati a mandorla. Nelle donne è fortemente spiccato l’accumulo di adipe sottocutaneo sulle natiche e nella regione lombare,
caratteristica in comune con i boscimani (steatopigia). Parlano la
stessa lingua dei san del Botswana e del Sudafrica.
Oggi
i nama sono circa 90mila, che occupano la regione che in epoca coloniale era
chiamata Namaqualand e che da Mariental si estende verso sud fino a
Keetmanshoop; sono tradizionalmente pastori nomadi, pertanto nel passato non
costruivano abitazioni permanenti ma capanne di giunchi intrecciati a forma di
alveare. Ad eccezione degli aonin e dei topnaar, i cui campi sono proprietà
ereditaria delle famiglie, nella maggior parte dei clan prevale ancora oggi il
concetto di proprietà comune della
terra.
Il
mare costituisce una fondamentale fonte di cibo per le tribù nama della costa;
altri si dedicano al giardinaggio e all’agricoltura, e alcuni progetti agricoli
comuni sono stati avviati recentemente nelle comunità di Gibeon, Berseba e
Hoachanas.
I
nama hanno una naturale predisposizione per l’arte: amano molto la musica e la
poesia, e se avrete l’occasione di visitare uno dei villaggi della Sesfontein
Valley resterete sorpresi dalla dolcezza
dei suoni dei flauti di canne, suonati di notte alla luce della luna. I nama
cantano l’amore, ma traggono ispirazione anche dalla natura, dagli animali e da
personaggi storici. Le generazioni si tramandano oralmente poemi e racconti,
alcuni dei quali hanno decine di versioni differenti. Le donne nama sono famose
per la loro abilità nel ricamo, considerato una vera propria forma artistica:
le loro creazioni hanno colori accesi e splendenti e si ispirano alla vita
della tribù. Anche gli abiti tradizionali confezionati nei villaggi sono
bellissimi, lavorati con un tessuto patchwork dalle tinte vivaci. Un’altra
specialità sono le coperte e i tappeti, con preziosi ricami che raffigurano
animali, venduti lungo la principale strada che attraversa il paese e porta
verso il Sudafrica.
I
nama soffrirono molto nel passato, a causa di conflitti interni e contro gli
invasori; in particolare, entrarono in conflitto con gli herero che occupavano
l’altopiano centrale della Namibia, e le sanguinose guerre si conclusero solo
quando i tedeschi riuscirono a confinare le due tribù in zone separate. In
seguito, il governo di Pretoria limitò progressivamente il loro spazio vitale
relegandoli infine all’interno di cosiddette “riserve”. Nonostante i nama
abbiano cercato mantenere la propria identità combattendo le influenze del
colonialismo, la cultura tradizionale è stata fortemente erosa. In Namibia
vivono oggi 14 clan, la maggior parte dei quali nell’area centromeridionale. Il
raggiungimento dell’indipendenza nel 1990 ha permesso ai nama di avviare un
progetto di cooperazione sempre più intenso tra i clan, nella speranza di
avviare la rinascita del loro comune patrimonio culturale.
Sapevate che ….
Il
Nuovo Testamento fu tradotto per la prima volta in lingua nama dal missionario
tedesco Heinrich Schlemen, che si fece aiutare dalla moglie di origine nama.
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